Il Giornale del Salento

Il nostro territorio dopo la Xylella

Negli ultimi anni l’agricoltura sta attraversano un profondo e drastico cambiamento causato dal batterio Xylella fastidiosa, che ha portato gradualmente al disseccamento delle varietà Cellina di Nardò e Ogliarola di Lecce, piante che costituiscono non solo i nostri oliveti ma soprattutto un patrimonio culturale e paesaggistico che presenta legami e radici profonde con la nostra storia e le nostre tradizioni.

Tra i possibili scenari futuri, troviamo la desertificazione del paesaggio, con l’abbandono graduale delle campagne a causa del mancato ricambio generazionale e degli impedimenti burocratici i quali rendono sempre più complesso e tortuoso il riavvio dell’agricoltura nel Salento.

L’ipotesi più accreditata è la possibilità di reimpiantare nuove piante di olivo resistenti a tale patogeno. Allo stato attuale, possono essere utilizzate due varietà, il Leccino e la Favolosa “Fs17”.

Per poter estirpare oliveti ormai disseccati, occorre presentare al Servizio Territoriale Competente i Modelli di comunicazione ai sensi dell’art. 8 ter, primo comma, legge del 21 maggio 2019 n.44, rappresentati dall’allegato “A” modello di comunicazione relativo all’estirpazione di oliveti situati in zona infetta da Xylella fastidiosa, e allegato “B” modello di comunicazione fine lavori.

Per la realizzazione di nuovi impianti di Leccino o Favolosa, è necessario acquistare le giovani piante da vivai accreditati, previo rilascio di fattura nella quale deve essere riportato il passaporto delle piante. Successivamente, occorre comunicare, mediante il portale www.emergenzaxylella.it, entro 10 giorni dall’acquisto, i dati del fornitore, il numero di piante acquistate e i dati catastali dei terreni oggetto di piantumazione.

Infine, bisogna considerare la possibilità di impiantare essenze arboree differenti dall’olivo, in quanto, non tutto il territorio salentino si presta bene ad ospitare queste nuove varietà, sia per le caratteristiche del terreno e soprattutto per la disponibilità di acqua, la quale è da sempre un fattore limitante nel nostro areale. Per tale motivo, sarebbe auspicabile, rivalutare altre colture arboree presenti da sempre nei nostri appezzamenti di terreno, come ad esempio il fico “ficus carica” o il fico d’india “Opuntia ficus-indica”, per evitare che venga riproposta la monocoltura sul nostro territorio, e consentire alle aziende agricole di avere una diversificazione colturale.

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