Sono cresciuto a pane e politica, ma anche a pane e sport , né ho mai trascurato di vivere il secondo per sacrificarlo sull’altare della prima .
Anche perché ho vissuto la politica e lo sport tenendo come stella cometa il pensiero di Tommie Smith “ Non siamo mai i più grandi per lungo tempo e lo sport è una scuola di umiltà”.
E voglio raccontarvi una delle esperienze della mia stagione politica che di più ha forgiato il convincimento che lo sport è una, forse la sola, attività dell’uomo nella quale si manifestano i valori della giustizia, della libertà, della solidarietà.
Da sindaco del mio Paese nell’estate del 2008 ho conosciuto Pietro Mennea e l’ho fatto conoscere a tanti giovani.
Quest’ uomo un po’ invecchiato, un po’ ricurvo in quell’occasione non volle celebrare il suo risultato agonistico che, di fatto, rappresenta la più bella pagina della storia dell’atletica leggera mondiale; non volle rimarcare la grandezza del record di 19”72 nei duecento metri a Città del Messico, anno 1979.
Volle semplicemente indicare ai tanti giovani che ascoltavano quale fosse la strada per raggiungere il traguardo di una grande impresa, nello sport come nella vita.
E come se fosse cosa semplice ed umanamente possibile, mi parlava della volontà che lui impiegò per diventare tutto nella vita, campione del mondo, plurilaureato , docente universitario, parlamentare .
L’insegnamento che ci lasciò in quella bella serata agostana fu che nello sport come nella vita, nessuno nasce predestinato per ottenere grandi risultati, ma che qualsiasi orizzonte è raggiungibile con dedizione e sacrificio.
E siamone certi, quando ognuno di noi raggiungerà un traguardo, solo allora avrà compreso quale fosse l’importanza del premio per cui è valsa la pena lottare.
Ricordo ancora le sue parole rivolte ai giovani “quando state seminando non pensate mai al raccolto, pensate solo a seminare…”.
Come scrisse il grande Marquez nel suo testamento spirituale “Tutti vorrebbero vivere in cima alla montagna, ma pochi comprendono che la vera felicità consiste nell’arrampicarvisi”.
È una frase di una bellezza e di una verità stupefacenti ed io volentieri la faccio mia, aggiungendo ad essa una semplice considerazione: soltanto chi riesce a comprendere quanta felicità si possa attingere all’arrampicata quotidiana verso l’agognata cima, alla fine riuscirà a raggiungerla.
Nei fatti è proprio così.
Le cose per le quali si è dovuto duramente combattere hanno molto più valore di quelle accessibili a tutti.
Ed alla fine la lotta diventa la parte più bella ed interessante dell’intera avventura chiamata vita.
Questo atteggiamento spirituale, raccontò Pietro Mennea in quella indimenticabile calda serata vista mare, è la base di ogni successo.
E chiudendo quel suo socratico relazionarsi con i tanti giovani presenti, disse che ciò che comunemente viene detta “passione” è quanto più di ogni altra cosa lui teneva a comunicare, per farne compartecipi tutti .
Poi come presagio infausto di quello che accadde da lì a poco tempo dopo, volle lasciare quasi un testamento; salutandoci si lasciò scappare una riflessione: “ogni successo sarebbe effimero se non ci fosse la possibilità di trasmetterne i benefici ed i vantaggi ai posteri“.
Per vincere nella vita, occorre trovare il coraggio di viverla, autenticamente e nella dimensione più piena, affrontando, con uguale dignità, vittorie e sconfitte, felicità e dolore, speranza e rimpianto.