E i funerali avranno luogo a breve. Quando dico che in Italia vige uno stato di polizia, un vero e proprio regime dittatoriale, intendo proprio questo.
Ora i commercianti dovranno comunicare al fisco quando il loro negozio resterà chiuso, per malattia o per ferie. Non è un obbligo al quale adempiere preventivamente, ma a posteriori.
A deciderlo è stata la “Grande Sorella”, cioè, l’Agenzia delle Entrate, colei che tra qualche mese, ci spierà nella camera più intima della nostra casa: il bagno. E quando succederà, sarà troppo tardi.
Scrive, infatti, la GS sul proprio sito istituzionale:
“Nel caso di interruzione dell’attività per chiusura settimanale, chiusura domenicale, ferie, chiusura per eventi eccezionali, attività stagionale o qualsiasi altra ipotesi di interruzione della trasmissione (non causata da malfunzionamenti tecnici dell’apparecchio), il Registratore Telematico, alla prima trasmissione successiva ovvero all’ultima trasmissione utile, provvede all’elaborazione e all’invio di un unico file contenente la totalità dei dati (ad importo zero) relativi al periodo di interruzione, per i quali l’esercente non ha effettuato l’operazione di chiusura giornaliera”.
Quindi, se è pur vero che non vi è obbligo preventivo di comunicare le chiusure, la Grande Sorella pretende di conoscere, dai poveri esercenti, financo i giorni di chiusura, sia settimanali che per ferie o altro, non appena l’esercente riaprirà il negozio. E se l’esercente non lo farà, verrà sanzionato.
Dopo le attività con volume d’affari superiore a 400.000 euro, già obbligate all’emissione dello scontrino elettronico dal 1° luglio 2019, dal 1° gennaio scorso tutti i commercianti devono emettere lo scontrino elettronico. Non c’è scampo. Burocrazia, burocrazia e …, ancora, burocrazia.
Lo scontrino fiscale ha subìto una metamorfosi: da cartaceo è divenuto digitale. Tutti i commercianti, infatti, sono ora obbligati a comunicare i dati delle transazioni giornaliere in tempo reale all’Agenzia delle Entrate, la quale, in tempo reale, saprà cosa è avvenuto nel negozio e, in tempo reale, potrà intervenire con accertamenti e verifiche.
Il documento rilasciato al consumatore, che ormai è “non fiscale”, varrà come prova di pagamento, come garanzia del prodotto acquistato o come documento per un eventuale cambio di merce. Ma non sarà più fiscale.
Comunque, nonostante l’obbligo di emettere scontrini elettronici sia iniziato con il nuovo anno, gli esercenti hanno sei mesi di tempo per adeguarsi alle normative, in quanto, fino al 30 giugno 2020 non verranno applicate sanzioni per chi non si è ancora dotato di un registratore di cassa telematico, pur restando l’obbligo di comunicare i corrispettivi giornalieri entro la fine del mese successivo al quale è stata eseguita l’operazione. Ma ciò non ci consola.
Perciò se il commercio non morirà subito, con buone probabilità perirà dopo il 20 giugno.
E poi ci definiscono evasori.