Il Giornale del Salento

Superare le tentazioni, in particolar modo in tempi d violenze, guerre e corruzione

di Rocco D’AMBROSIO

Si può dire che c’è una storia personale, e comunitaria, delle tentazioni. Conoscerla e meditarla ci aiuta a rinforzare la preghiera e la resistenza ad esse.

Il Vangelo odierno: In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» 
(Mc 1,12-15 – I Quar. B).

“Gesù rimase nel deserto tentato da Satana”. Anche Gesù è tentato, non solo noi. Del resto, con un rapido sguardo alla nostra vita, possiamo e dobbiamo dire lo stesso: le tentazioni accompagnano giorni e ore del nostro esistere. La Scrittura insegna: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione” (Sir 2,1). Tutte le tentazioni, nessuna esclusa: possono riguardare sesso, denaro, cibo, alcool, sostanze stupefacenti, potere e così via. Esse sono “forze” interiori o esteriori che ci spingono, con gesti concreti o pensieri precisi, a tradire quello in cui crediamo, ciò che Dio ci insegna. Penso, inoltre, che le tentazioni siano anche laiche, oltre che religiose. Infatti pur non avendo fede si può essere comunque tentati di tradire i principi in cui si crede. Possiamo eliminarle? No, non ci libereremo mai, dobbiamo solo imparare a conviverci e a superarle. Ma come?

La preghiera è il mezzo più efficace: “Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mc 14,38). Non è superfluo sottolineare che Gesù parla del “entrare” e non dell’”evitare” e nemmeno di un utopico “essere al di sopra”. Le tentazioni ci sono e ci saranno sempre. Per questo preghiamo: “e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male”. Con la nuova versione del Padre Nostro abbiamo superato finalmente l’erroneo concetto di Dio che “induce”. 

È ovvio che più precisi non si può dire: per il semplice fatto che il cammino di crescita nella preghiera, come quello di resistere alle tentazioni, è la nostra peculiare vita. Come in termini laici diremmo: il cammino di fedeltà ai principi che ispirano e sostengono la nostra vita. Preghiera, discernimento, confronto con una guida spirituale, dialogo, studio sono mezzi che ognuno vive e miscela come meglio può. Tuttavia si può dire che c’è una storia personale, e comunitaria, delle tentazioni. Conoscerla e meditarla ci aiuta a rinforzare la preghiera e la resistenza ad esse. E, in tempi di violenze, guerre, corruzione personale e politica, dobbiamo anche riflettere su quali sono le tentazioni abbiano la meglio.

Proviamo a meditare questo fioretto francescano: «Una volta un frate, che era tentato, sedeva tutto solo vicino al Santo Francesco e gli disse: “Prega per me, Padre buono: sono convinto che sarò subito liberato dalle mie tentazioni, se ti degnerai di pregare per me. Sono proprio afflitto oltre le mie forze, e so che anche tu lo hai capito”».

“Credimi figlio – gli rispose Francesco -. proprio per questo ti ritengo ancor più servo di Dio, e sappi che più sei tentato e più mi sei caro”. E soggiunse: “Ti dico in verità che nessuno deve ritenersi servo di Dio, sino a quando non sia passato attraverso prove e tribolazioni. La tentazione superata è, in un certo senso, l’anello, col quale il Signore sposa l’anima del suo servo.”

“Molti si lusingano per meriti accumulati in lunghi anni, e godono di non aver mai sostenuto prove. Ma sappiamo che il Signore ha tenuto in considerazione la loro debolezza di spirito perché ancor prima dello scontro, il solo terrore li avrebbe schiacciati. Infatti i combattimenti difficili vengono riservati solo a chi ha un coraggio esemplare” (FF 704).

Mi piace sottolineare: “La tentazione superata è, in un certo senso, l’anello, col quale il Signore sposa l’anima del suo servo“  e ancora: “i combattimenti difficili vengono riservati solo a chi ha un coraggio esemplare”. Questi due passi mi fanno pensare molto. E a noi cosa insegna Francesco nel combattere le tentazioni?

Rocco D’Ambrosio (www.rocda.it) è presbitero della diocesi di Bari, ordinario di Filosofia Politica nella Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Gregoriana di Roma. Tra i suoi saggi: Come pensano e agiscono le istituzioni (2011), Ce la farà Francesco? La sfida della riforma ecclesiale (2016, tradotto in portoghese, spagnolo e inglese); con F. GIANNELLA, La corruzione: attori e trame (2018); Formare alla politica. L’esperienza di Cercasi un fine (2020); Il potere. Uno spazio inquieto (2021), in spagnolo El poder. Uno espacio fragil (2021); C’è sempre un dopo. Riflessioni sul post pandemia e la guerra in Ucraina (2023). Si occupa di formazione sui temi di etica politica e pubblica, collaborando con diverse istituzioni civili ed ecclesiali; presiede l’Associazione Cercasi un fine, impegnata nella formazione politica e nell’accoglienza di migranti (www.cercasiunfine.it).

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