Aprile di Anna Frank
Prova anche tu,
una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro
di essere puro dentro
e tornerai
ad essere felice.
Anna Frank, la giovane autrice del celebre Diario, scrisse la poesia Aprile nel 1943, durante uno dei periodi più cupi della Seconda guerra mondiale. Nonostante le atrocità e la disperazione che circondavano il mondo esterno, Anna illuminò questi versi con il colore della speranza. Dall’angusta soffitta in cui era rinchiusa per evitare la persecuzione nazista, Anna poteva scorgere solo uno spiraglio di cielo azzurro. Questo scorcio di mondo, seppur limitato, significava per lei un prezioso scrigno di speranza. E la poesia di Anna Frank comunica ancora oggi un messaggio di speranza, valido nei momenti down della nostra esistenza, invitandoci alla resilienza che può nascere e fortificarsi nelle circostanze più difficili.
“Aprile” attraverso i miei occhi
Nel silenzio soffuso di una soffitta, quando il cuore si sente solo e smarrito, le parole della piccola Anna Frank risuonano come un sussurro di conforto. “Prova anche tu,” suggerisce forse il vento immaginato tra i capelli, “una volta che ti senti solo o infelice o triste, a guardare fuori dalla soffitta quando il tempo è così bello.” E così anch’io mi avventuro, tentennante, verso la finestra, lasciando che i raggi dorati del tramonto accarezzino il mio viso pallido. Non le case o i tetti catturano il mio sguardo, ma il vasto dipinto del cielo, dipinto con sfumature di arancio e viola, come se l’Universo stesso stesse esprimendo la sua poesia, come se l’Onnipotente calmasse le mie ansie, le mie segrete inquietudini. Il mio affanno volutamente celato, protetto. In quest’attimo, tutto sembra così lontano e così vicino allo stesso tempo. In quest’attimo il cuore sembra accelerare i suoi battiti e a volte fermarsi, schiantarsi così all’improvviso. Ma le nuvole danzano leggere nel cielo, come pensieri fugaci che si dissolvono nell’infinito che emana quiete, religioso silenzio, pace. E io, io mi sento piccola di fronte a tanta bellezza, una bellezza che mi dona speranza, luce. Ed ecco che mi perdo e sprofondo nel cielo senza timori, immergendomi in quel mare infinito di blu. E il peso delle mie preoccupazioni si dissolve come per incanto, lasciando spazio solo alla purezza dell’anima. Perché guardando il cielo, mi ricordo che anche le tempeste più oscure cedono il passo alla luce del sole e che dietro ogni nuvola c’è sempre un raggio di speranza. Che dopo la tempesta si affaccia l’arcobaleno! E così, mentre il sole man mano, timidamente e con discrezione, scompare dietro l’orizzonte e le stelle cominciano a danzare nel firmamento, mi sento grata per il dono della vita, mi sento grata per questo dono essenziale e profondo che è la Poesia del Cielo. Una Poesia che possa trasformare le armi in carezze, la violenza in abbracci, le guerre in campi fioriti, che profumano di vita e d’Amore. E comprendo che, finché potrò guardare il cielo senza timori, sarò sicura di essere pura dentro e che la felicità tornerà a trovarmi, a trovarci, come un vecchio ‘parente’ che non vedevo da tempo. Repentinamente fa capolino la Speranza, mi fa l’occhiolino. Un ‘parente’ che sembrava essere lontano, invece è lì, ad un passo da me. È lì vicino a me. Chiudo gli occhi e ascolto più voci. Mi accarezzano più mani. Sento che sono lì, accanto a me, con me. Mi sciolgo nell’Infinito. Respiro quiete.