Il Giornale del Salento

Padre e figlio uniti dal rock: l’esperienza incredibile al concerto degli AC/DC

di Giuseppe DE LORENZIS

È stato definito l’evento dell’anno, forse l’ultimo del glorioso gruppo: “AC/DC Power Up Tour Europe 2024”, la serie di concerti europei degli AC/DC, una storica celebrazione dei 50 anni di attività della band. Tra le tappe più importanti Amsterdam, Vienna, Londra, Zurigo, Parigi, Dublino.

E il caso, ma non solo, ha voluto che il tour raggiungesse anche l’Italia, Reggio Emilia, il 25 maggio scorso.

E se ancora il caso, ma non solo, ha voluto infondere una passione sfrenata per la musica rock a un figlio teenager, che, emulando con la chitarra elettrica ogni loro pezzo, ha idolatrato fin da piccolo gli attempati componenti della band australiana, pilastro della storia del rock ‘n roll, allora forse vuol  dire che il destino aveva già scritto quella pagina: partire per Reggio Emilia e assistere al concerto  italiano dell’anno.

E quindi, animati dallo stesso slancio, zaino in spalla verso quella meta, impensabile fino a qualche mese prima, padre e figlio, due generazioni diverse, si sono ritrovati a parlare la stessa lingua.

Sold out in pochissime ore: centomila i biglietti venduti, centomila le persone che da ogni parte d’Italia (e d’Europa) hanno raggiunto Reggio Emilia, nella “Bassa Padana”, una fetta di genere umano di ogni estrazione, provenienza, stile di vita, dai più piccoli con pochi anni d’età (rigorosamente protetti con cuffie o tappi auricolari) agli anziani ultra settantenni e oltre.

Giovani e meno giovani orgogliosamente avvinti in abbigliamenti inneggianti agli AC/DC e in gadget riproducenti le corna del diavoletto, ma anche persone che, a prima vista, potevano sembrare fuori luogo per il loro outfit elegante. Tutti uniti dalla stessa passione.

Accolto dal suono delle cornamuse, un afflusso continuo e ordinato di gente verso l’arena Campovolo, teatro del concerto, una babele di lingue e dialetti, tra Nord e Sud Italia, una diffusa euforia, gradevole e contagiosa, hanno fatto da preludio: posto unico in piedi in diversi settori, il “red”, “yellow”, “orange”, “blue” e “green” zone.

Incredibilmente, nessuna ressa, nessuna tensione o lotta per conquistare un posto in pole position, un esempio di convivenza pacifica e rispetto degli altri. Ore di attesa in piedi, ma senza accusare nemmeno una pur comprensibile stanchezza.

E finalmente l’inizio: un trionfo di musica e bagliori spettacolari hanno illuminato la serata. I brani iconici del gruppo hanno dato il via al concerto tanto atteso: inimmaginabile il tripudio di emozioni che avrebbero di lì a poco suscitato.

Back In Black, Hell’s Bells, Thunderstruck, You Shook Me All Night Long, Highway To Hell, TNT, per citarne alcune: due ore di concerto ad alta tensione, musica rock che ha trasportato i presenti in un’atmosfera indescrivibile, in visibilio per i “ragazzi”, amatissimi in tutto il mondo, originari della  Scozia, come testimoniato dai numerosi Kilt indossati nell’occasione dai fans.

Tra le canzoni una speciale menzione a “Let There Be Rock” eseguita magistralmente con un impeccabile assolo di 12 minuti di Angus Young, quasi 70 anni, che ha mandato in estasi gli spettatori.

Angus, con la classica divisa da scolaretto e con il suo leggendario passo della papera (il “duck walk”), ha anche folgorato la platea con la sua chitarra vibrante e con i suoi assoli a una mano, con una verve

unica, con una mimica facciale inconfondibile e con un’energia inesauribile che ha mandato in delirio i fans.

Bryan Johnson, 76 anni, con l’immancabile coppola, ha messo a dura prova le corde vocali, spingendo al massimo la sua voce, non risparmiandosi negli acuti da brivido, intonando dal vivo veri  e propri pezzi di storia musicale.

I restanti componenti del gruppo, da Steve Young alla chitarra ritmica, da Matt Laug alla batteria fino a Chris Chaney al basso, non sono stati da meno, all’altezza degli indimenticabili Malcom YoungCliff Williams e Phil Rudd, componenti della formazione classica, il primo dei quali deceduto qualche anno fa e gli altri non presenti in questo tour.

Non sono mancati, infine, meravigliosi effetti scenografici, culminati al termine con la parola “FIRE!”  pronunciata da Bryan Johnson: a seguire il rimbombo dei cannoni di “For those about to rock” e i conclusivi fuochi di artificio che hanno reso magica un’atmosfera densa di continue emozioni.

Al termine, il pubblico entusiasta ha lasciato un’arena nemmeno scalfita dall’enorme presenza umana: uno sciame si è avviato verso le uscite velocemente, ma in maniera composta e senza alcun intoppo, a riprova della grande organizzazione messa in campo.

Valeva la pena di affrontare, superati abbondantemente e più volte gli “anta”, una cavalcata del genere? Ora lo posso dire: certamente sì, senza alcun dubbio! Dopo aver assistito ad un evento unico nel suo genere, si torna a casa carichi di energia pura, con qualche pregiudizio in meno e pronti a sfidare con maggiore forza le insidie che la vita ogni giorno ci riserva.

 

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