Due squadre diverse, sia per categoria che per storia, che per classifica. Lecce e Juventus si sono affrontate al Via del Mare con aspettative molto diverse: l’una per recuperare ciò che è possibile dopo una partenza ingolfata e l’altra rimettere la giusta distanza dalle squadre che lotteranno per restare in A.
I due allenatori si sono trovati di fronte ad una sfida molto diversa. Motta, dovendo fare i conti con le numerose assenze per infortunio, ha fatto di tutto per mantenere una scia positiva di risultati; Giampaolo, debuttando di fronte al pubblico di casa, ha cercato di fare il suo meglio per mantenere fede alla promessa di salvare il Lecce per il terzo anno nella massima serie.
La Juve è partita forte e nei primi minuti ha collezionato due pali con Thuram da pochi passi e con il piè veloce Conceicao da lontano. Alla fine è stata una partita in bianco e nero, senza sfumature. Il primo tempo con gli ospiti a tenere il campo e a provarci di tanto in tanto, ma andando letteralmente in bianco e un secondo tempo nero, prima per il Lecce che si segna una rete con Gaspar su un tiro banale di Cambiasso e poi per la Juventus che si fa raggiungere negli ultimi secondi da un Lecce che si è svegliato un po’ tardi.
In realtà la squadra bianconera vista a Lecce non è stata certamente quella vista negli ultimi tempi. È vero mancava la squadra A e si è dovuta accontentare delle seconde linee, con in panchina la squadra che gioca in Serie C, anche se impantanata verso l’ultimo posto. In campo ha vivacchiato, fatto melina, perso tempo, molto fallosa. Nel secondo tempo è quasi sparita dal campo facendo fare bella figura alla squadra salentina che ci ha provato più volte ad avere la meglio su Perìn, il portiere bianconero. Ci ha provato Tete Morente, e più volte Krstovic, Dorgu (prima della partita premiato dalla Federazione danese come Migliore rivelazione dell’anno). In più occasione la squadra di casa è ripartita in contropiede, ma gli esiti non sono stati quelli sperati, vuoi per i piedi non all’altezza dei leccesi, vuoi per le mani degli juventini che hanno placcato i salentini in fuga. Ma dopo un inutile miracolo plastico del portiere della Juve, che ha illuso i tifosi che hanno occupato l’intero stadio, ecco che quando tutto sembra finito arriva la sveglia di Rebic. Ormai tutti erano rassegnati che il muro sonnacchioso della Juve avrebbe retto fino al termine, che i tentativi di espugnarlo sarebbero stati velleitari e inutili. Tutti sconsolati per l’ennesima capitolazione casalinga per mano dei bianconeri, ma ecco che è bastato l’ennesimo caparbio recupero di palla, un passaggio su Krstovic trasformatosi in ala sinistra che mette una palla al centro aerea e un semplice tocco del croato che mette un’altra pietra nel muro del Lecce. Una pietra importante per il Lecce, un punto cercato, necessario e di certo non aspettato.