di Luca Santoro
La Domenica delle Palme è un’importante ricorrenza del Cristianesimo che segna l’inizio della Settimana Santa. Essa commemora l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, un episodio narrato nei Vangeli. Scriverà, infatti, Matteo (Mt 21,9-10): «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Osanna, che in ebraico significa “Salva, ti prego”, si ritrova anche nel Salmo (Sal 118,25-26): «Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!».
Nel contesto biblico, la palma è anche un simbolo di giustizia e di coloro che sono vittoriosi per la loro fede. Ad esempio, nel libro dell’Apocalisse (Ap, 7-9), si parla di una grande folla che tiene rami di palma nelle mani come segno di vittoria e di purificazione: «Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani».
Un appuntamento
Le cerimonie religiose saranno celebrate dal parroco Don Salvatore Scardino che ha esteso un messaggio devozionale a tutta la comunità: «Carissimi fedeli di Melendugno, questa celebrazione ci invita a vivere la Settimana Santa con il cuore aperto e disponibile alla grazia di Dio». Ha poi continuato: «Il nostro cammino di fede, come quello di Gesù, passa attraverso momenti di gioia e di prova, di speranza e di dolore. Accogliamo, dunque, questa Settimana Santa come un momento di conversione, di preghiera e di riconciliazione». «I rami d’ulivo, ha poi concluso Don Salvatore, che porteremo nelle nostre case non siano soltanto un simbolo esterno ma il segno di un cuore che sceglie la pace, il perdono e la speranza. Guardiamo, infine, a Cristo che si dona per noi e lasciamoci trasformare dal suo infinito amore».
Questa solennità ci ricorda, infine, che il cristiano deve imitare l’umiltà di Cristo che, pur essendo il Re del mondo, ha scelto di vivere come servo e di accogliere la Croce per la salvezza dell’umanità come ha annunciato lo stesso Gesù: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Mt 16,24).
Rinunciare a sé stessi, infatti, non significa “sacrificio di sé” ma sottomettersi al suo controllo in modo così completo che l’io non ha più diritti. Prendere la croce, inoltre, significa essere disposti a sopportare sofferenze e morire al peccato.
Seguire Gesù, insomma, significa vivere come Egli ha vissuto: con umiltà, povertà, compassione, amore, misericordia e ogni altra virtù celeste.