Risale al 1949 il conio del termine transessuale da parte del sessuologo statunitense D. Cauldwell, diventato successivamente di uso comune dopo la pubblicazione del testo Il fenomeno transessuale (1966) dell’endocrinologo tedesco H. Benjamin. Fu il primo libro ad indagarlo in maniera descrittiva ed a ritenerlo l’unica patologia classificata come psichiatrica e che, tuttavia, non aveva bisogno di essere curata psichiatricamente.
Risale a quegli anni il riconoscimento del “disturbo dell’identità di genere” la cui guarigione consisteva nelle terapie endocrinologiche e/o chirurgiche come inizio del percorso di transizione. Si era lontani dall’ammettere che la “guarigione” della persona transessuale si può ottenere adeguando il corpo alla psiche (e non viceversa) e che le persone la cui percezione fisica non corrisponde al sesso di nascita, non necessariamente devono sottoporsi ad una terapia ormonale o ad operazioni chirurgiche.
Oggi, pe fortuna, la transessualità ha trovato diritto di cittadinanza in molte parti d’Italia (e del mondo) ed è argomento di dibattito pubblico e di associazioni private sorte ad hoc il cui obiettivo – non l’unico – è quello di rassicurare chi è vittima di discriminazione che non è più sola e indifesa.
Il vero problema è la società con i suoi atavici, radicati, intramontabili e irrisolti pregiudizi morali, a cui non si sottrae quella contemporanea – ovvero le sue principali categorie come la famiglia e la scuola – che non nasconde tendenze di odio e di violenza verso i “diversi”. Anzi. Sembra che ogni occasione sia buona per metterle in pratica. Le cronache giornalistiche ogni giorno ci fanno scoprire atteggiamenti paradossali.
Nel giro di cinque anni, dopo le due sedi di Bari e quella di Foggia, anche Lecce ha al suo attivo (il primo nel Salento) un Centro Antidiscriminazione legato all’identità di genere e all’orientamento sessuale. In omaggio a Mara, il primo noto transessuale cittadino, oggetto di scherno pubblico, di emarginazione, di sofferenze di ordine morale in seno alla famiglia, il citato Centro è stato simbolicamente intitolato “L’Amara”.
Nello spazio sociale Zei (Corte dei Chiaromonte, 2), è ospitato uno sportello di primo ascolto per chi subisce le discriminazioni di cui si è accennato. Immediatamente inizia la fase di supporto messo in pratica dalle figure di professionisti come psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, consulenti legali ed altri, inseriti nella rete.
Le mille sfaccettature del sostegno, sono garantite dalla collaborazione di associazioni nazionali, regionali e locali come, per tutte, ASL, CGIL, ARPAL, Università del Salento eccetera eccetera.
Con Antigone, si attua il proposito di supportare i bisogni delle persone Lgbtq detenute presso la Casa Circondariale “Borgo S. Nicola”: una inaspettata conquista fondata intanto sull’ascolto.
Di là dagli indirizzi enunciati e i supporti presentati in occasione della recentissima presentazione pubblica del Centro Antidiscriminazione*, i principali promotori si augurano che questo servizio sociale riesca a rimanere sul territorio perché la sua presenza è diventata essenziale, necessaria oltre ogni immaginazione. Alzi la mano chi non è d’accordo!
*Apertura – dal lunedì al venerdì: 9-13; 15-19
Watsapp e Tel: 379 1625246