Il Giornale del Salento

I colori dell’anima nei dipinti di Caterina Romano

Foto quadro intitolato Dreams

Non è sbagliato pensare che l’approccio dell’osservatore (inesperto) dinanzi ad una pittura astratta (in senso generale priva di forme riconoscibili), risulti più impegnativo rispetto ad una pittura figurativa. Chiunque guardi quest’ultima, anche se inesperto, si sente più “attirato”, più “vicino” all’immagine perché contiene in sé una simmetria, un contenuto ed un linguaggio estetico decisamente comprensibili.

Dinanzi all’astrattismo, invece, se non un secco rifiuto, si crea scetticismo, stordimento, disorientamento: stati d’animo causati dall’incomprensione del contenuto. In casi di spudorata stroncatura, qualcuno azzarda perfino l’ipotesi di essere in grado di mettere insieme, alla rinfusa, fasce di colore, segni, righi, puntini; di sapere incollare pezzi di iuta, lettere ritagliate, testate di giornali strappate, stracci e altro.

A nessuno, o a molto pochi, viene in mente che dietro l’apparente disordine vi è una ponderata gestualità ed un’elaborazione del soggetto artistico; una sperimentazione tecnica unita ad una spinta non casuale di emozioni e di sensazioni dell’artista; la forza del suo estro che guida la mano ad eseguire il gesto creativo. 

Quello che dell’astrattismo generalmente sfugge è che l’artista, pur lontano dall’iconografia classica, tende ugualmente ad esprimere la propria ricerca formale, a raggiungere il proprio punto di equilibrio (dai mille volti e nomi), ad interrogarsi sul destino collettivo, a registrare le tensioni sociali, trasferendo le sue sensazioni sulla tela dai contorni indefiniti, intervenendo con cromatismi liberi da convenzioni, a volte sovrapponendoli, creando un’apparente confusione che, al contrario, produce un effetto di esaltazione estetica capace di catturare l’attenzione di chi guarda.

Insomma, questo genere di pittura è frutto di ispirazione, a volte profonda, a volte effimera e leggera, ludica. Il riferimento rimane il mondo esterno che si fonde col mondo interiore dell’artista. Di più. Il mondo esterno è visto attraverso la sua capacità introspettiva, elaborata fino a diventare “specchio dell’anima”. Poi con la sua audacia, gli accostamenti di materiali (scelti di proposito), la stesura più o meno condensata della materia pittorica, la variazione della pennellata, riempie la superficie della tela (spesso di grandi dimensioni) per trasmettere/condividere con gli altri. E così si chiude il cerchio riguardo alla funzione sociale dell’arte. Poi, a volte, l’operazione artistica induce semplicemente a guardare con ammirazione la cascata di cromatismi vivaci, vibranti, accesi – che invitano ad essere catturati per tesaurizzarli come riserva di vitalità a cui attingere nei momenti bui – e perché no, a vagare liberamente con la propria mente, accomunandoli a proprie sensazioni e pensieri, ignorando i titoli apposti dall’esecutore per un ordine di mera catalogazione.

Concludo questo non breve, ma spero gradito prologo, dicendo che si può vivere un’esperienza a tu per tu anche con la pittura astratta.

Con questi essenziali riferimenti invito a scoprire le opere che l’affermata pittrice Caterina Romano (www.caterinaromano.com) presenta sabato 11 ottobre, alle ore 17,30, in una mostra ospitata a Lecce presso l’ex Conservatorio di S. Anna (Via G. Libertini, 10) fino al 19, patrocinata dal Comune di Lecce e promossa da Betting On Italy e da Estro Digitale.

Durante la serata sarà presentato il libro monografico “Colori di vita e arte. Caterina Romano”, a cura del critico d’arte M. E. Di Giandomenico (Ethicando Editore, Milano, 2025).

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