di Francesca Giannelli
Successo a Taviano ( LE ) per Francesco Buja ed il suo “ Le sottane di Dio” la serata del 30 ottobre.
L’Associazione arma aeronautica ha dato casa all’arte e alla passione : tutti soddisfatti e spensierati . Sala gremita di persone e animi tranquilli e sicuri, perché rappresentanti di tutte le Forze Armate e dei Corpi di volontariato attivo erano presenti. Donne in estasi e mariti gelosi, uomini in cerca di segreti speciali dal “ mago “ Francesco Buja, trucchetti per portare all’oblio, all’oltre le donne, le anime, solo quello che in sostanza la scrittura può fare, inconsapevolmente.
Libri come caramelle sul banchetto di distribuzione: serio, misterioso, inconsapevole, attonito, quasi sgomento, di fronte a tante mani bramose, avide di sapere e di conoscenza. Il banco “dei pegni “ si risveglia tutto ad un tratto dopo discussioni serie e filosofie lontane dal suo ovvio sentire semplice freddo ed amimico, perché messo lì ad attendere in un vuoto di saperi il suo, ignaro ciò che solo la passione per la vita e per la scrittura può narrare.
Il sorriso sul volto di tutti coloro che hanno voluto gelosamente possedere il libro è “sotto un incantesimo” che ormai è troppo tardi per fermare. La gelosia verso questa vertiginosa ipnosi porta i più giovani presenti in sala a chiedersi se questo misterioso Franco il protagonista della storia non sia per caso un dissociato, un pazzo. Perché solo la pazzia sa sedurre come nessun’altra cosa al mondo, poiché solo gli ubriachi e i pazzi dicono la verità. Verità scottante e scomoda quella dell’amore cercato in ogni dove, tra le sottane, tra i merletti, tra le anime inquiete ed ansimanti, tra il desiderio che diventa speranza e allo stesso tempo delusione. Humour inglese e freddure e allo stesso tempo sospiri ed incanti nella ricerca dell’anima tra quelle gambe e quei seni bramosi e ricchi, tra quei cavalli in corsa. Il fumo, la polvere, salgono alti nel cielo che diventa il palcoscenico di una passione infinita che non conclude tra le pagine di un romanzo quello di Buja in cui amore e morte, amore e psiche, Amore e Thanatos si confondono.
Qual è il segreto di questa estasi? Quale la giusta porzione magica, la cura al desiderio che non si placa mai? Dio creatore, Dio che plasma le anime riesce in questo romanzo a giocare come fa sempre con i suoi figli: a cui regala una Fede enorme, questa volta a tal punto da pensare che forse solo abbandonando un caschetto biondo, l’anima può essere salvata. L’ultima vera rinuncia per la salvezza umana di fronte al Divino. L’uomo deve abbandonare sé’ stesso: rinunciare alla sua “comfort zone” , al suo scorrere ‘vecchile’, che comincia a far trasparire muffe e odori di naftalina come gli abiti stropicciati goffi ed appesi in un armadio pericoloso e vecchio, stantio, che sa di morte imminente.
Abbracciare Dio alla fine: questa la vittoria. Abbracciare Dio come pugili impazziti su un ring di sconfitte , delusioni e pentimenti di una vita trascinata tra vizi e patetici conforti, abitudini e tiepidi momenti di consolazione, che gelano l’anima perché oramai nessuno sorride e ride più. La noia ed i vizi che hanno martoriato un corpo rendendolo irriconoscibile come l’ uomo allo specchio di Dorian Gray.
Uomo che sembra allucinato di fronte ad un desiderio retrogrado di giovinezza di bellezza di amore vero. Dov’è questo specchio magico , questo specchio “psicologico” per riportare la purezza , l’ancestrale bellezza dell’uomo , che cerca solo libertà a termini cubitali?
Dio attende i suoi figli sempre e lo fa nella maniera più sublime ed armoniosa che esista : l’Arte ed in questo caso la scrittura.
