Il recente convegno nazionale ad Assisi, organizzato dall’Ufficio per la Religione Cattolica (IRC) della Cei, ha riunito docenti formatori di religione cattolica (tra cui sette pugliesi) sul tema: “Rigenerare il mondo: dalla solitudine all’incontro. Un compito per l’IRC”.
Il direttore Ernesto Diaco ha indicato come focus dei lavori i legami da costruire e custodire, in particolare l’amicizia, citando Leone XVI: è l’amicizia che può cambiare il mondo ed è la vera strada per la pace.
L’itinerario formativo ha esplorato la complessità delle relazioni umane attraverso psicoanalisi, teologia ed esegesi biblica. Il dott. Nicolò Terminio, psicoterapeuta, ha analizzato il vivere le relazioni nell’epoca dei “legami fragili”, distinguendo tre livelli: Immaginario (basato sul rispecchiamento narcisistico), Simbolico (fondato sulla relazione asimmetrica) e Reale (che trascende l’io e il tu, generando l’esperienza del noi, che è pura alterità). Secondo Terminio, la fragilità dei legami è dovuta alla tendenza a evitare il “tempo del canotto” – il momento sospeso di incertezza tra una destinazione e una partenza – e il compito educativo è aiutare i giovani a dare forma al proprio “idioma” unico.
Mons. Daniele Gianotti, vescovo di Crema, ha affrontato la prospettiva teologica, rileggendo le relazioni umane alla luce di un Dio trinitario che si presenta come relazione. Ha sostenuto che la fede trinitaria ha concrete implicazioni pratiche, partendo dalla possibilità di riconoscere tracce trinitarie (vestigia trinitatis) nella realtà creata, in particolare nell’anima dell’uomo. Tre virtù trinitarie concrete possono generare pratiche di vita in risonanza con il Dio Trino: la polifonia (pluralità di voci che si armonizzano simultaneamente), la partecipazione (superamento dell’individualismo attraverso la compartecipazione vicendevole) e la particolarità (valorizzazione della singolarità e della differenza).
Il rabbino Ariel Di Porto, rabbino di Roma, ha presentato Abramo, chiamato nel libro di Isaia (41, 8) “amico di Dio” (colui che mi ama, participio attivo), come archetipo di una relazione attiva e di una fede salda (emunà). Abramo incarna principi etici fondamentali quali la critica all’idolatria, l’ospitalità (ritenuta più grande dell’accogliere la presenza divina, nell’episodio di Mamre) e la giustizia e diritto (mishpat e tzedakah). La sua emunà fu una fedeltà attiva che lo spinse a “contendere” con Dio per Sodoma, sfidando Dio in nome della Sua stessa giustizia.
La dott.ssa Monica Amadini dell’Università Cattolica, ha riflettuto sulla generatività delle relazioni educative, notando la distanza tra l’ideale dello “studente efficace” e la realtà dei giovani che si presentano “con le spine”. Queste spine sono strategie difensive per proteggere la propria bellezza fragile. La società, promuovendo l’iper-performatività e destituendo di senso la fragilità, sta generando le “generazioni riccio spinose”.
Fr. Pietro Maranesi ha infine trattato il valore dell’amicizia come dono e impegno attraverso la testimonianza francescana. La relazione tra San Francesco e Frate Leone è incarnata in un biglietto autografo che ritrae l’amicizia come cura per incoraggiare scelte autonome. La Cartula rappresenta l’amicizia come cura per consolare nella tristezza. Il legame con Santa Chiara fu un affidamento, in cui la promessa di Francesco divenne garanzia giuridica del loro sogno di povertà.
I lavori sono stati arricchiti da frequenti laboratori per un confronto sui temi e sulle prospettive formative.

