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sabato, Novembre 23, 2024

Pecunia regina mundi

Da Leggere

Flavio Carlino
Flavio Carlinohttp://ilgiornaledelsalento.it
Avvocato e Dottore Commercialista Pubblicista

La parola “capitale” deriva dal latino caput, cioè capo di bestiame, in passato simbolo inciso su alcune monete proprio per dare l’idea di come la ricchezza rappresentata dal denaro derivasse da quella reale, dai capi di bestiame che producevano ricchezza creando economia reale, contrapposta a quella finanziaria. Da Marx era visto come fonte di plusvalore, nell’accezione più negativa del termine, da Keynes come un’attività al pari delle altre e per ciò soggetta alla speculazione. Grande intuizione quest’ultima. Infatti, oggi, purtroppo e sempre di più, il capitale s’identifica nella finanza. Ed è di questo che voglio parlare in quest’articolo.

Finanza, l’ultima nuova superpotenza, senza regole né esercito, senza leader né confini, al cospetto della quale capitola ogni forma di diritto/dovere, democrazia, economia. Potenza totalitaristica che comanda ormai su Stati, Governi e Popoli. Una “entità” senza regole, ormai fuori dal controllo della politica, ma quel che è peggio, fuoriuscita dalle sue stesse regole, oltre che da quelle della legge.       I banchieri hanno occupato il posto dei politici e i veri programmi elettorali sono quelli che il circuito bancario internazionale, al soldo della Banca Centrale Europea, impone. La BCE che decide quando immettere nuova liquidità negli Stati tramite le banche ordinarie che la riversano alle famiglie e alle aziende sotto forma di prestiti. Il denaro entra nel circuito dell’economia reale come investimento nel sistema produttivo, agevolando l’insorgere dell’inflazione, per tornare al sistema finanziario sotto forma di investimento e di restituzione prestiti. Un sistema bancario malato, che si fa prendere la mano dalle “ludiche” attività di speculazione nelle Borse, a danno dei risparmiatori.

Una degenerazione della quale la stessa finanza è vittima perché agisce sempre di più nella New Economy, dove l’irreale sostituisce il reale, ma sempre di meno nell’economia reale, quella che ne ha più bisogno, sulle orme del modello americano, con la differenza che negli USA le famiglie investono in borsa creando in tal modo liquidità dal nulla grazie ai tassi di interesse bassi, in Europa, e in particolare in Italia, sono le banche che, raccogliendo risparmi a tasso zero, investono, in borsa, in speculazioni che spesso si risolvono in bolle che creano povertà per gli investitori, arrestando consumi ed investimenti.

È qui che la finanza si muove lenta ed inesorabile: nel mondo dei tassi zero, dove il capitale non rende né alle famiglie, né alle banche vittime di sé stesse quando, a causa della stagnazione economica creata dalle bolle finanziarie, hanno difficoltà a prestare il denaro alle imprese. Il mondo finanziario, vittima del flagello ch’egli stesso ha creato coi tassi zero, costretto ad investire in borsa i risparmi dei cittadini perché le imprese o non investono, o accedono al credito, semina terrore creando incertezza nei mercati.

Finanza, che da parte dell’economia ne diventa il tutto, ma con modalità errate. Ed ecco l’ombra della crisi, parametro incautamente non previsto, né contemplato, nei Trattati di Unione. L’Europa non ne è fuori e dovremmo interrogarci sui motivi. Forse perché dopo essere entrata nella logica della globalizzazione essa stessa ne è stata pervasa senza esserne preparata? O forse perché il Vecchio Continente è stato sconvolto da una moneta priva di riserva aurea e privata della sovranità nazionale? In altre parole, moneta senza governi e governi senza moneta. Colpa dei cambi euro/valute nazionali? Colpa dell’inflazione o della deflazione? È possibile! Fatto sta che la crisi dell’ultimo decennio ha prodotto, e continua a produrre, effetti distorsivi indesiderati, in perfetta sintonia con l’andamento generale, globale e globalizzante, di esiti inaspettati, dove le conseguenze non intenzionali derivanti da azioni intenzionali hanno devastato tutto ciò che potevano. Una sorta di eterogenesi dei fini.     

Allora è da valutare l’ipotesi che l’Europa smetta di intromettersi nella vita degli Stati membri restituendo loro il potere legislativo, quindi decisionale sulle questioni prettamente interne, cioè quelle caratterizzanti la vita di un Paese, diverse da Stato in Stato: quindi tornare alla Lira? Forse!   E mi rendo conto che può sembrare un tentativo di sommossa; ma non lo è nella misura in cui oltre alla sovranità nazionale, certamente rimasta nel cuore di ogni popolo e nell’orgoglio di ogni cittadino, è in gioco anche il futuro economico di ognuno di noi, atteso il fatto che la degenerazione della finanza non rende più possibile alcuna aspettativa di ricchezza ma, al contrario, espone indiscutibilmente alla povertà.

Per questo motivo ogni scelta va prudentemente ponderata e sapientemente proiettata verso il futuro. Il vaticinio deve rappresentare il fondamento di ogni decisione i cui effetti ricadranno, inesorabilmente, sulle future generazioni. Solo così si può essere realmente liberi da ogni dittatura.

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