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martedì, Ottobre 15, 2024

Sempre più violenza tra le mura domestiche

Da Leggere

Flavio Carlino
Flavio Carlinohttp://ilgiornaledelsalento.it
Avvocato e Dottore Commercialista Pubblicista

Non c’è più religione, diceva qualcuno, e chi lo diceva non aveva ancora visto quel che succede oggi. In Italia ogni due giorni si consuma un omicidio in famiglia. Solo nel 2019 sono stati 158, di cui 75 al Nord, 30 al Centro e 54 al Sud.

Le cifre sono impietose secondo l’Eures ed evidenziano una situazione da far paura ai più coraggiosi: calano gli omicidi legati alla criminalità organizzata e aumentano quelli consumati nell’ambiente familiare che, ormai, rappresentano quasi la metà del totale degli omicidi. Ma l’orrore non finisce qui. Nell’ultimo quadriennio su 682 vittime, due su tre, cioè 454, erano donne e una su dieci, cioè 68, era minorenne.

Una tragedia dalle svariate forme e dalle molteplici origini, che non risparmia nessuno, coinvolgendo coniugi, conviventi, amanti, partner in generale, padri e, qualche volta, madri.

L’orrore raggiunge l’apice se si pensa che circa il 6% del totale delle vittime degli ultimi quattro anni aveva meno di 5 anni.

Violenza sui minori

Una follia omicida generata da tradimenti, ma spesso anche solo da gelosie e comportamenti psichici caratterizzati da atteggiamenti morbosi, apparentemente inspiegabili, che miete vittime innocenti.

I sociologi si sono trovati di fronte ad un fenomeno complesso, che hanno cercato di spiegare partendo dal nucleo familiare, sempre più devastato dalla folle e smaniosa pretesa di possesso verso l’altro, figli compresi. La famiglia, oggi più che mai, manifesta segni di violenza, lamenta grossi disagi, appare disorganizzata e destrutturata ed il delitto familiare è l’epilogo dei disequilibri che si verificano nello stesso nucleo in cui i ruoli, storicamente riconosciuti, sempre più spesso vengono messi in discussione. È questa la chiave di lettura secondo i sociologi. In altre parole, quello che una volta era considerato il capofamiglia, oggi perde il suo ruolo e la funzione della famiglia come luogo in cui si consumano tentativi di soluzione dei problemi individuali, cede il passo ad un fenomeno del tutto nuovo: l’individualismo, aggravato dall’incapacità comunicativa derivante dall’utilizzo sfrenato e smodato della tecnologia (chat e social networks).

Un tale fenomeno non può, e non deve, essere guardato esclusivamente dal punto di vista psichiatrico, ma, soprattutto, da quello sociale. Certo, alcune specificità patologiche legate a scompensi psichiatrici sono innegabili, ma il fenomeno non può essere circoscritto a questo tipo di analisi.

C’è dell’altro. Il momento storico-culturale attuale, sempre più pervaso dal concetto di globalizzazione e, quindi, di omogeneizzazione, vede un concetto di famiglia sempre più differenziato da quella tradizionale e profondamente caratterizzato dalla individualità.

Le trasformazioni della società attuale dovute a motivi politici, economici, all’inclusione di modelli culturali distanti e all’adozione di stili comportamentali estranei alla cultura europea e, in particolare, italiana, hanno alterato in maniera drammatica gli equilibri all’interno di una rinnovata famiglia, mettendo, per l’appunto, in discussione i ruoli prestabiliti, con la conseguente delusione delle reciproche aspettative dei membri della stessa.

In particolare l’Italia, da sempre caratterizzata dal concetto di famiglia rispetto ad altre nazioni europee, è stata travolta da siffatto cambiamento, vedendo, per ciò, venir meno uno dei pilastri della propria cultura.

Così la “nuova famiglia” appare sempre più incapace di gestire i fallimenti dei propri componenti e, con un meccanismo perverso, le insoddisfazioni e le insofferenze si ripercuotono contro essa stessa, divenendo, paradossalmente, il luogo preferito in cui e sul quale “scaricare” l’aggressività.

La difficoltà nella gestione della vita quotidiana porta gli individui ad una continua tensione, dovuta anche alla fortissima competitività su cui si basano molti rapporti sociali e lavorativi. In altri termini, il successo ed il benessere ad ogni costo e senza scrupoli imposto dai modelli culturali, costringe l’individuo a muoversi tra una realtà difficile da affrontare ed una famiglia, ormai, incapace di dare risposte, diviene il luogo in cui scaricare le frustrazioni, scegliendo tra i congiunti, quelli più deboli, come le donne e i bambini.

Violenza sulle donne

Non è, quindi, da sottovalutare l’influenza di certi modelli culturali sull’individuo, quali fiction, riviste, corpi perfetti, bellezza estrema, stili di vita basati sul possesso di beni di lusso, ecc., i quali, se proposti ad individui fortemente provati, con interiorità ed equilibri compromessi sui quali si vanno ad innestare proiezioni irrealizzabili, rappresentano un serio attentato alla famiglia, che viene individuata, da questi “soggetti a rischio”, come motivo principale dei propri insuccessi.

In passato, la famiglia svolgeva una funzione formativa, normativa ed etica al tempo stesso, in cui la trasmissione dei valori verso i figli era il fulcro. Oggi, ciò non accade più. La famiglia odierna svolge prevalentemente una funzione “affettiva”, lasciando quella formativa ai gruppi sociali frequentati dai figli, con le conseguenze che stiamo vivendo.

Le domande senza risposte sono molteplici e l’ampia casistica analizzata negli studi realizzati su tale fenomeno non sembra essere sufficiente a comprenderlo fino in fondo. L’incertezza e il caos regnano sovrane in questo contesto storico e di certo c’è solo, ahimè, il numero di vittime. Per il momento.  

Sempre più violenza tra le mura domestiche

Non c’è più religione, diceva qualcuno, e chi lo diceva non aveva ancora visto quel che succede oggi. In Italia ogni due giorni si consuma un omicidio in famiglia. Solo nel 2019 sono stati 158, di cui 75 al Nord, 30 al Centro e 54 al Sud.

Le cifre sono impietose secondo l’Eures ed evidenziano una situazione da far paura ai più coraggiosi: calano gli omicidi legati alla criminalità organizzata e aumentano quelli consumati nell’ambiente familiare che, ormai, rappresentano quasi la metà del totale degli omicidi. Ma l’orrore non finisce qui. Nell’ultimo quadriennio su 682 vittime, due su tre, cioè 454, erano donne e una su dieci, cioè 68, era minorenne.

Una tragedia dalle svariate forme e dalle molteplici origini, che non risparmia nessuno, coinvolgendo coniugi, conviventi, amanti, partner in generale, padri e, qualche volta, madri.

L’orrore raggiunge l’apice se si pensa che circa il 6% del totale delle vittime degli ultimi quattro anni aveva meno di 5 anni.

Una follia omicida generata da tradimenti, ma spesso anche solo da gelosie e comportamenti psichici caratterizzati da atteggiamenti morbosi, apparentemente inspiegabili, che miete vittime innocenti.

I sociologi si sono trovati di fronte ad un fenomeno complesso, che hanno cercato di spiegare partendo dal nucleo familiare, sempre più devastato dalla folle e smaniosa pretesa di possesso verso l’altro, figli compresi. La famiglia, oggi più che mai, manifesta segni di violenza, lamenta grossi disagi, appare disorganizzata e destrutturata ed il delitto familiare è l’epilogo dei disequilibri che si verificano nello stesso nucleo in cui i ruoli, storicamente riconosciuti, sempre più spesso vengono messi in discussione. È questa la chiave di lettura secondo i sociologi. In altre parole, quello che una volta era considerato il capofamiglia, oggi perde il suo ruolo e la funzione della famiglia come luogo in cui si consumano tentativi di soluzione dei problemi individuali, cede il passo ad un fenomeno del tutto nuovo: l’individualismo, aggravato dall’incapacità comunicativa derivante dall’utilizzo sfrenato e smodato della tecnologia (chat e social networks).

Un tale fenomeno non può, e non deve, essere guardato esclusivamente dal punto di vista psichiatrico, ma, soprattutto, da quello sociale. Certo, alcune specificità patologiche legate a scompensi psichiatrici sono innegabili, ma il fenomeno non può essere circoscritto a questo tipo di analisi.

C’è dell’altro. Il momento storico-culturale attuale, sempre più pervaso dal concetto di globalizzazione e, quindi, di omogeneizzazione, vede un concetto di famiglia sempre più differenziato da quella tradizionale e profondamente caratterizzato dalla individualità.

Le trasformazioni della società attuale dovute a motivi politici, economici, all’inclusione di modelli culturali distanti e all’adozione di stili comportamentali estranei alla cultura europea e, in particolare, italiana, hanno alterato in maniera drammatica gli equilibri all’interno di una rinnovata famiglia, mettendo, per l’appunto, in discussione i ruoli prestabiliti, con la conseguente delusione delle reciproche aspettative dei membri della stessa.

In particolare l’Italia, da sempre caratterizzata dal concetto di famiglia rispetto ad altre nazioni europee, è stata travolta da siffatto cambiamento, vedendo, per ciò, venir meno uno dei pilastri della propria cultura.

Così la “nuova famiglia” appare sempre più incapace di gestire i fallimenti dei propri componenti e, con un meccanismo perverso, le insoddisfazioni e le insofferenze si ripercuotono contro essa stessa, divenendo, paradossalmente, il luogo preferito in cui e sul quale “scaricare” l’aggressività.

La difficoltà nella gestione della vita quotidiana porta gli individui ad una continua tensione, dovuta anche alla fortissima competitività su cui si basano molti rapporti sociali e lavorativi. In altri termini, il successo ed il benessere ad ogni costo e senza scrupoli imposto dai modelli culturali, costringe l’individuo a muoversi tra una realtà difficile da affrontare ed una famiglia, ormai, incapace di dare risposte, diviene il luogo in cui scaricare le frustrazioni, scegliendo tra i congiunti, quelli più deboli, come le donne e i bambini.

Non è, quindi, da sottovalutare l’influenza di certi modelli culturali sull’individuo, quali fiction, riviste, corpi perfetti, bellezza estrema, stili di vita basati sul possesso di beni di lusso, ecc., i quali, se proposti ad individui fortemente provati, con interiorità ed equilibri compromessi sui quali si vanno ad innestare proiezioni irrealizzabili, rappresentano un serio attentato alla famiglia, che viene individuata, da questi “soggetti a rischio”, come motivo principale dei propri insuccessi.

In passato, la famiglia svolgeva una funzione formativa, normativa ed etica al tempo stesso, in cui la trasmissione dei valori verso i figli era il fulcro. Oggi, ciò non accade più. La famiglia odierna svolge prevalentemente una funzione “affettiva”, lasciando quella formativa ai gruppi sociali frequentati dai figli, con le conseguenze che stiamo vivendo.

Le domande senza risposte sono molteplici e l’ampia casistica analizzata negli studi realizzati su tale fenomeno non sembra essere sufficiente a comprenderlo fino in fondo. L’incertezza e il caos regnano sovrane in questo contesto storico e di certo c’è solo, ahimè, il numero di vittime. Per il momento.  

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