Adoro le stradine di campagna. Quelle sterrate bianche, piene di pietre e avvallamenti, colme di pozzanghere d’inverno e ricoperte d’impalpabile polvere bianca in estate, che si alza come zucchero al velo quando passi con l’auto. Queste stradine costeggiano per lo più i campi, dividono i terreni e raccontano di un paesaggio rurale, dove l’asfalto non è ancora arrivato. Nei terreni del Salento troviamo moltissimi alberi: i melograni, gli albicocchi, i mandorli, i peschi; ma i veri protagonisti sono loro: gli alberi d’ulivo.
Nodosi, attorcigliati, protesi. Gli alberi di ulivo svettano in ogni terreno del Salento, fanno da sfondo costante al paesaggio in qualsiasi punto ci si trovi e costeggiano ogni arteria stradale, grande o piccola che sia. Gli ulivi ti accompagnano con la loro presenza ovunque tu vada: li troviamo nelle stradine strette dirette al mare, su quelle ampie che portano nelle città più grandi e nelle provinciali che dirigono fuori paese. Tutte le campagne hanno un vecchio ulivo secolare, come un anziano guardiano che osserva la sua terra anche di notte: dritto e vigile, perché è la cosa più importante che possiede.
Ora però, dimenticate quest’immagine verdeggiante degli ulivi, perché i nostri alberi sono seccati. Le verdi campagne del Salento sono diventate marrone scuro. Gli alberi sono stati abbattuti, i tronchi bruciati, le radici strappate dal terreno e quest’ultimo è divenuto arido e brullo: incoltivato. Le campagne prima rigogliose lungo le strade, hanno lasciato il posto a una desolazione che ha il colore della cenere. Gli ulivi secolari che hanno visto e fatto la storia dell’agricoltura salentina non ci sono più.
Il colpevole si chiama Xylella, un batterio che ha fatto una strage della maggior parte dei nostri ulivi, portandoli man mano a diventare aridi tronchi senza vita, senza linfa e senza frutto. Una diffusione incontrollata che ha cambiato il nostro paesaggio e soprattutto ha danneggiato gli agricoltori, negando loro la produzione di olio d’oliva. Un prodotto che è eccellenza del nostro territorio.
Osservare i terreni vestiti del loro nuovo colore è un colpo al cuore. Vedere gli alberi secchi, i campi abbandonati e i tronchi lì immobili senza nessuno a prendersene cura è davvero disorientante. Vedere i contadini ai bordi delle loro campagne, contemplare gli ulivi disseccati senza poter far nulla, senza avere nemmeno una possibilità per salvarli, è davvero molto triste. Ti fa capire come alcune cose sono fuori dal nostro controllo e non c’è niente che possiamo fare per cambiare le cose.
Ma questo sfiorire della vita non è l’ultima parola. C’è sempre una speranza: essa nasce proprio lì dove poco prima si era persa. I vecchi tronchi aridi sono stati espiantati, il terreno è stato lasciato a riposo e ora è pronto per una “nuova avventura”. Al posto dei ceppi ormai bruciati o abbattuti, i contadini stanno piantando nuovi ulivi più resistenti al batterio e perciò più forti. Questi fusti appena piantati sono davvero una speranza, uno sguardo al futuro. Ed è quello di cui abbiamo bisogno oggi. Gli alberi per crescere hanno bisogno di pazienza, di cure costanti e di tanto tanto tempo. Serviranno anni perché tutto possa tornare com’era, ma il verde degli ulivi rifiorirà nel Salento, tornando a riempire nuovamente gli occhi e il cuore.