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martedì, Ottobre 15, 2024

Renoir, l’arte che trasmette serenità

Da Leggere

Silvia Sorano
Silvia Sorano
Accademia delle Belle Arti di Lecce

Se dovessi pensare ad un’opera o ad una corrente artistica che per un istante mi dà la sensazione di gioia e di serenità, specialmente in questo momento così particolare della nostra vita, sicuramente penserei alle pennellate colorate delle opere degli Impressionisti.

Gli Impressionisti rappresentano un movimento culturale che si forma intorno al 1860 e che cambiò il modo e la concezione di fare arte tipica dell’epoca. Essi lottarono duramente per cercare di modificare  le leggi ferree dell’Accademia, legata ad un  rigido grado di perfezione tipico della pittura classica francese.

Gli Impressionisti ‘ribelli’ iniziarono ad esporre le loro opere presso lo studio del fotografo  Nadar.

L’ esito ovviamente negativo, furono criticati e derisi dagli esperti d’arte del tempo con il disprezzativo “Impressionisti”, che poi come sappiamo gli porterà grandissima fortuna.

Questo gruppo aveva determinati obiettivi: dipingere ciò che vedevano, cogliere l’attimo, facendolo non in studio, ma all’aria aperta per cogliere l’emozioni e tutto ciò che quell’attimo potesse trasmettere. Nonostante le grandissime difficoltà, quali cavalletto e attrezzature scomodi, i colori in polvere (perché ancora non esistevano i tubetti), le tele a volte di enorme grandezza, l’abbigliamento del momento non comodo a certe situazioni e il clima poi non sempre soleggiato,  il  loro scopo era quello di rappresentare la voglia di vivere di Parigi, nei caffè, nelle gite in barca o pic-nic sulla Senna o in campagna. Tutto questo sempre considerando le condizioni di luce del momento e il tempo meteorologico che cambiava.

Adottavano una tecnica più veloce per rappresentare le ombre che consisteva in delle sfumature vicine che ad una certa distanza creavano un effetto ottico particolare. Questo metodo offriva l’opportunità di velocizzare i tempi della pittura  e quindi i colori non venivano mescolarti sulla tavolozza, ma attraverso piccoli tocchi rapidi direttamente sulla tela.

Se dovessi fermarmi su di un’opera in particolare, mi verrebbe in mente “Il ballo della Moulin della Galette, del pittore Pierre-Auguste Renoir, dipinto nel 1876.

Lo spettatore si trova immerso in un momento tipico mondano di Parigi, presso il famoso caffè di Montmartre. Si nota subito la spensieratezza dei giovani dell’epoca che ballano al centro della pista oppure le figure in primo piano che discutono, in modo sereno con amici, sotto degli alberi. Il sole che filtra tra i rami degli alberi viene evidenziato da piccole pennellate di colori molto saturi e inoltre sui volti delle figure ritratte si creano vari effetti luminosi che evidenziano l’atmosfera di una giornata all’aperto. Da notare anche il taglio fotografico della scena, tipico della nascita della fotografia in quegli anni, che dà ai pittori nuove possibilità di prospettiva e di continuazione ottica dell’opera.

In questo momento della nostra vita, abbiamo perso il sorriso dietro una mascherina e la spontaneità di abbracciare un caro amico per evitate e per paura di essere contagiati. Guardando quest’opera penso con malinconia a quei momenti di vita quotidiana che davamo per scontato e che abbiamo perso, ma credo fermamente che ritorneremo ad abbracciarci e a ridere, in un qualsiasi caldo pomeriggio, proprio come i personaggi di Renoir che trasmettono a chi lo guarda quella felicità e quella gioia che non si perde mai nella nostra mente e nei nostri cuori.

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