E poi, alla fine, tutto tace. Secondo Erich Fromm, l’homo politicus è preso da forme narcisistiche più o meno accentuate. Invece Draghi, in un contesto di personaggi roboanti, sprizzanti di superiorità, leoni da tastiera precedentemente avvezzi ai salotti televisivi, tace, e con lui l’esaltazione fatua del potere.
Lui, definito “il signor Altrove” per la capacità di dileguarsi dagli incontri senza che nessuno se ne accorga, “l’Atermico” in quanto, secondo una consuetudine degli studenti di Harvard, non indossa il cappotto neanche d’inverno, tanto da far credere ai più di essere un rettiliano sbarcato sulla Terra per plasmare le menti dell’umanità, ha zittito tutti.
La “riserva della Repubblica”, come è stato definito l’economista da alcuni giornalisti, è pronta ad entrare in campo, riportando alla politica quei tratti “umani, troppo umani” della sobrietà, della compostezza e della meritocrazia.
Già governatore di Bankitalia e Managing Director in Goldman Sachs, la sua precoce visionarietà raggiunge il culmine durante il mandato di Presidenza della BCE, sfociando nel quantitative easing (politica espansiva adottata nel 2015 dallo stesso per rilanciare l’Economia causata dalla Crisi 2007-2008) e nel salvifico discorso del “Whatever it takes”, una svolta strategica per la situazione economica dell’Eurozona in un lasso temporale in cui i mercati erano in fermento e il rischio di speculazione comprometteva l’Euro e l’intero assetto europeo.
Gli effetti del discorso impattarono subitaneamente sui mercati, dove lo spread tra Titoli di Stato italiani e Bund tedeschi subì un calo da 520 a 473.
Nel lungo periodo, oltretutto, le operazioni della Bce concorsero nel sostenere il mercato dei Titoli pubblici europei, a finanziare politiche di investimento, a ridurre la disoccupazione e a mantenere bassa l’inflazione.
Proprio per tali ragioni, l’espressione “Whatever it takes”, tornata in auge durante il primo lockdown per delineare il ruolo di sostegno che dovrebbe assumere l’UE degli Stati più afflitti dal Covid-19, è stata assurta a grido salvifico, annuncio liberatorio senza il quale non ci sarebbero né il nostro presente né il nostro futuro.
Insomma, Super Mario piace a destra e a sinistra (o quasi). Cita con nonchalance accademico il Coefficiente di Gini durante il discorso di fronte al Senato, ma, al contempo, gode di esperienza in ambito direzionale e internazionale. È considerato uno degli uomini più influenti del mondo, ma fa della discrezione il leitmotiv della sua esistenza. La leggenda narra addirittura che Obama, traviato da una qualche quaestio economica, abbia chiesto ai suoi collaboratori di chiamare a rapporto l’ex Presidente della BCE.
Pieno di contraddizioni, eppure così spaventosamente razionale. Quando proferisce parola, tutto all’improvviso sembra chiaro, lineare. Eppure, come sostiene il Draghi stesso in un dialogo con Ferruccio De Bortoli, “anche gli economisti hanno un cuore”. E di cuore, in questo periodo, ne serve tanto. Ai posteri l’ardua sentenza.