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sabato, Luglio 27, 2024

Era la prima neve dei miei ricordi

Da Leggere

Pezzi di vita raccolti e divenuti prosa e versi, pezzi d’anima e cuore velati dalla salsedine della nostalgia. Come le onde del mare sciabordano lente sulla scogliera, così i ricordi di Cosimo Renna scorrono e si accavallano dolcemente nelle pagine del suo libro e in questa meravigliosa pagina offerta ai lettori de ilgiornaledelsalento.it

In casa non sono mai mancati: il pane e i libri.

Così la sera, dopo cena, seduti vicino al camino della stanza di sopra, dopo aver fatto i compiti, leggevamo sempre qualcosa. 

Il mese di dicembre di quell’anno era stato molto rigido ed aveva nevicato tanto da coprire le profonde buche delle strade. 

L’acqua era ghiacciata, tutt’intorno era un incredibile, inconsueto, lenzuolo bianco.  

Era la prima neve dei miei ricordi. 

Al centro del giardino faceva bella mostra di sé un albero di arance dai frutti grossi e odorosi, tutto coperto di neve che avevamo raccolto in un vecchio pentolino di alluminio, per gustarla con il vino cotto fatto in casa. 

Chissà se anche quel pentolino veniva dalla guerra in Africa e se era stato, anche lui, prigioniero degli inglesi.  

Quella sera mia madre mi disse di leggere ad alta voce. 

Elegante come sempre, severa come sempre, a casa come a scuola non ammetteva errori e insegnava con piglio sereno e severo. 

“Era l’ultimo giorno dell’anno: faceva molto freddo e cominciava a nevicare”, leggevo con voce chiara rispettando la punteggiatura e l’enfasi che questa fiaba imprimeva al tono della voce; “La Piccola Fiammiferaia”, e mi immedesimai così tanto nella storia che piangevo singhiozzando. 

Mia madre mi redarguì severamente perché dovevo comunque mantenere un contegno sì di condivisione, ma dignitoso: le lacrime erano un bene prezioso che non doveva essere sciupato così visibilmente; era il cuore, solo il cuore che aveva diritto di piangere, ed in silenzio. 

Di lacrime, in quegli anni miseri e duri, già se ne versavano abbastanza! 

Indossavo un pigiama di flanella a righe strette blu, che era stato di mio padre; tutti gli indumenti venivano sapientemente conservati in modo che potessero andare di mano in mano. 

In famiglia si riciclava tutto. 

Quel pigiama era caldo, la giacca aveva i bottoni bianchi grossi, due tasche laterali ed il taschino; i pantaloni avevano la patta con i bottoni bianchi medi e non mi ero accorto che quelle lacrime, che copiose scendevano al racconto di quella storia, bagnavano quel pigiama a cui tenevo tanto. Quel tessuto conservava l’odore di mio padre, quell’odore che ancora oggi, a distanza di tanto tempo e di tanti accadimenti sento in casa di mia madre. 

L’odore di mio padre che non c’è più, l’eroe di tante avventure di guerra di terra e di mare. Quell’odore che ancora mi porto dentro e che ha segnato profondamente la mia vita! 

È rimasto nell’aria quell’odore, perfino in quel libro che ancora fa bella mostra di sé nella vecchia libreria, fino all’ultimo fiammifero! ….

Tratto da: “Ritorno al mare, viaggiando nei ricordi” di Cosimo Renna – Ed. Esperidi

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