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sabato, Luglio 27, 2024

Nasce il S.I.A. Colpa dei social?

Da Leggere

Flavio Carlino
Flavio Carlinohttp://ilgiornaledelsalento.it
Avvocato e Dottore Commercialista Pubblicista

Si legge sempre più spesso sui social di persone che si lamentano degli stupidi, degli ignoranti, degli arroganti. Ammesso che i tre aggettivi siano slegati l’uno dagli altri, non v’è dubbio che essi siano sempre esistiti, ma, attualmente, i social ci hanno fatto prendere coscienza della loro esistenza.

Sulle piattaforme mediatiche nulla si può nascondere, tutto si viene a scoprire, prima o poi. In passato, stupidi e cretini non hanno mai preteso di comandare il mondo, forse consapevoli di non poterlo fare, e già, solo per questo, non correvano alcun rischio di essere annoverati tra gli arroganti. Nella maggior parte dei casi, la loro cosciente umiltà di pensiero faceva si che nessuno di loro giudicasse gli altri esprimendo giudizi senza senso e, soprattutto, senza fondamento. Erano stupidi ed ignoranti in casa loro, al tempo stesso consapevoli che gran parte delle cose che vedevano ed ascoltavano non erano alla loro portata, essendo ben lontane dalla personale comprensione.

Oggi tutto è cambiato. Stupidi e ignoranti sono diventati arroganti e, per questo motivo, le tre categorie, fino ad ora ben distinte e separate, ognuna con caratteristiche proprie, grazie al fenomeno dei social, si sono unificate con risultati perversi e strabilianti. 

La stupidità e l’ignoranza hanno subìto una trasmutazione, di segno opposto a quella del Convivio dantesco: non “di viltade in gentilezza” ma “di gentilezza in viltade”, divenendo arrogante, esibendosi, compiacendosi e inorgogliendosi di vanità.  

Fonte di tutto ciò, i social, che con veste sommessa e agire sibillino, hanno reso possibile questa strabiliante perversione: lo stupido e l’ignorante sono diventati arroganti attuando, in tal modo, ciò che si temeva: la completa aggregazione delle tre categorie. 

Così oggi siamo testimoni di battesimo della categoria uniformata e standardizzata più pericolosa di sempre: quella dello stupido-ignorante-arrogante (s.i.a.), che per ciò stesso diviene presuntuoso e riesce financo ad aggiungere ad essa il disvalore della compiacenza e della vanità.

Il s.i.a. crede di essere onnisciente, di poter sentenziare su tutti e di poterla dire su ogni cosa, pensando di farlo come testa pensante, anche se così non è, poiché non fa altro che conformarsi a giudizi di altri suoi simili, anch’essi scoperti in rete, ma che altro non sono che modelli, inutili e sterili, di un nulla.

Senza avere la minima conoscenza dell’argomento a cui accennano, politica, diritto, economia, finanza, filosofia, storia, letteratura, ecc., o dell’interlocutore a cui si rivolgono, esercitano la loro presunzione più estrema con tanta protervia e tracotanza da pensare che tale bagolare li renda più importanti mentre si aspettano, anzi pretendono, dal web la certificazione della loro presunta supremazia morale o intellettuale. Ed è così che i nostalgici rimpiangono i personaggi di una volta, gli stupidi e gli ignoranti che si rendevano conto, nonostante i propri limiti, che non tutto era possibile. 

Il s.i.a. che non si auto-colloca né politicamente, né ideologicamente, né culturalmente e nemmanco lavorativamente, spesso di mestiere fa il mantenuto e con questo suo fare dissimula il complesso di inferiorità di cui soffre da quando era in fasce, ostentando cultura ed intelligenza che, ahimè, non possiede e attuando una malcelata sopraffazione dell’altro.

La cosa più preoccupante, al di là dei social, è il fenomeno, in atto, della deculturazione di massa: insieme alla più totale incultura, niente più modelli di comportamento, niente etica, niente morale, niente educazione, niente rispetto. Sarà stata “solo” colpa dei social?                                                                                                                                                    

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