Il Giornale del Salento

“Santu Cciau”, san Sebastiano nel cuore dei racalini


Nel martirio di san Sebastiano è rappresentata la sua abilità nel fabbricare e usare armi, per lo più frecce forgiate col ferro, in quanto arciere al comando dell’imperatore Diocleziano. Proprio con quelle armi, paradossalmente, fu torturato dopo essere stato scoperto a portare conforto ai neo cristiani.
Iconograficamente è raffigurato legato a un tronco o a una colonna (secondo il celebre dipinto di Andrea Mantegna, databile al 1481 circa e conservato nel Museo del Louvre a Parigi), trafitto da frecce mortali.
Siccome in passato si credeva che la peste si propagasse dalle frecce scagliate dai demoni sulla Terra, il santo fu nominato protettore del morbo insieme a san Rocco, cui spesso viene associato.

Cominciò a diffondersi la consuetudine di portare appeso al collo un amuleto a forma di freccia, denominato “freccia di san Sebastiano”, a ritenerlo protettore dei commercianti di materiale ferroso e ad essere invocato contro
l’insidiosa epilessia e tutte quelle epidemie che, durante il Medio Evo, colpirono sia gli uomini che il bestiame.
Il legame con le armi ha favorito il moderno patronato sui Vigili Urbani che celebrano la festività con riti religiosi. In alcuni centri come Lecce è l’occasione per la consegna dei riconoscimenti agli operatori di
Polizia Locale di alcuni comandi della provincia che si sono distinti in operazioni di servizio particolarmente meritevoli.
San Sebastiano è protettore di Racale dove si festeggia con riti religiosi e civili sia il 20 gennaio sia l’ultima domenica di maggio; è ricordato anche a Gallipoli e Copertino e, in alcuni centri salentini, gli sono dedicate le antiche porte urbiche.

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