Il Giornale del Salento

Sotto il segno del Vesuvio: l’eruzione del 18 marzo 1944 e la resilienza di Napoli durante la guerra

L’ultima eruzione del Vesuvio compie 80 anni: il 18 marzo 1944 in piena Seconda Guerra Mondiale, il ‘gigante’ che domina il golfo del capoluogo partenopeo causò devastazioni e vittime nell’area di Napoli.

Dopo le eruzioni del 1906 e del 1929, il vulcano tornò in attività nell’agosto del 1943 con la fuoriuscita di lava dal cratere.

Documentario

La data esatta dell’ inizio della fase eruttiva è quella del 18 marzo 1944. Tutto iniziò alle 16.30, quando una esplosione distrusse parzialmente il piccolo cono di scorie intracraterico, secondo quanto riportato sul dito INGV (clicca qui) . Nei giorni a seguire le colate laviche minacciarono i  centri abitati di S. Sebastiano e Massa, situati sul versante occidentale del vulcano, e nella giornata del 21 marzo le cittadine furono invase dalla lava e gravemente danneggiate. Tutto accadde in un periodo particolarmente delicato, caratterizzato dalle tensioni e ai disastri legati al conflitto mondiale.

Le truppe Alleate avevano organizzato nei giorni precedenti l’evacuazione di circa settemila abitanti, e non vi furono vittime. L’eruzione si esaurì pochi giorni dopo, preceduta da una fase più esplosiva, con spettacolari fontane di lava, importanti colonne di cenere che portarono materiale piroclastico su numerosi centri abitati.

L’ esplosione provocò circa 23 morti, per il collasso dei tetti delle abitazioni. La cenere raggiunse anche Roma, situata a poco meno di duecento chilometri.

Un rapporto del Governo Militare Alleato riferì di 21 morti nella sola giornata del 26 marzo, per il crollo dei tetti di diverse case. Circa diecimila persone furono costrette all’evacuazione. Napoli fu avvantaggiata  dalla  direzione dei venti allontanò dalla città la nuvola di cenere e lapilli.

Le piogge piroclastiche causarono in totale  47 morti e 12mila sfollati, arrecando ingenti danni anche in altri comuni, come Nocera, Pagani, Pompei e Terzigno. Per una favorevole direzione dei venti Napoli venne risparmiata dalla nuvola di cenere e lapilli.

L’eruzione del ’44, che portò il Vesuvio dallo stato di attività a quello di quiescenza, distrusse anche la funicolare (celebrata dalla canzone Funiculì funiculà) inaugurata nel 1880, sostituita in seguito da una seggiovia che restò in funzione dal 1953 al 1984.

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