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sabato, Luglio 27, 2024

In memoria di Aldo Fabrizi: ridere, piangere e continuare a sognare

Il 2 aprile di 34 anni fa ci lasciava Aldo Fabrizi

Da Leggere

Nel panorama del cinema italiano, poche figure hanno lasciato un’impronta così indelebile come Aldo Fabrizi. Con il suo volto caratteristico, la sua voce unica e il suo talento poliedrico, è diventato sinonimo della commedia all’italiana, contribuendo a plasmare un’intera generazione di spettatori con le sue interpretazioni indimenticabili.

Nato a Roma il 1° novembre del 1905, Aldo Fabrizi ha intrapreso la sua carriera artistica come cantante e attore di teatro, prima di fare il suo debutto sul grande schermo negli anni ’30. Tuttavia, è negli anni successivi, durante il periodo d’oro della commedia all’italiana, che Fabrizi ha trovato la sua vera vocazione e il suo pubblico più vasto.

Uno dei tratti distintivi di Fabrizi era la sua capacità di incarnare il tipico italiano medio, con tutte le sue virtù e i suoi difetti. Interpretava spesso personaggi umili, ma ricchi di umanità, che affrontavano le sfide quotidiane con ironia e saggezza. Il suo stile era caratterizzato da una commistione di comicità, ma anche di profonda empatia verso i suoi personaggi e il loro contesto sociale.

Uno dei suoi ruoli più celebri è quello del padre di famiglia nel capolavoro di Vittorio De Sica, “Ladri di biciclette” (1948). In questo film, Fabrizi incarna il ruolo di Antonio, un padre disperato che cerca di recuperare la bicicletta rubata, elemento fondamentale per il suo lavoro e la sopravvivenza della sua famiglia. La sua interpretazione commovente e autentica ha reso il personaggio di Antonio un’icona del cinema mondiale, e ha contribuito a elevare il film a uno dei capolavori assoluti della storia del cinema.

Ma Fabrizi non si è limitato a interpretare ruoli drammatici. La sua versatilità gli ha permesso di spaziare anche nella commedia brillante, regalando al pubblico personaggi indimenticabili e gag memorabili. Film come “Un americano a Roma” (1954), diretto da Steno, mostrano il lato più comico e scanzonato dell’attore, che riesce a far ridere gli spettatori con il suo talento innato per la comicità.

Oltre alla sua carriera di attore, Aldo Fabrizi ha dimostrato di essere anche un regista di talento, dirigendo diversi film di successo, tra cui “Rome 11 O’clock” (1952) e “Prima di sera” (1954). Queste opere confermano la sua abilità nel comprendere le dinamiche umane e nel trasmetterle sullo schermo con maestria.

La sua influenza nel panorama cinematografico italiano è stata così significativa che il premio per la miglior commedia assegnato annualmente al Festival del Cinema di Venezia porta il suo nome: il “Premio speciale Aldo Fabrizi“.

Muore nella sua abitazione a Roma il 2 aprile del 1990, all’età di 84 anni per un’insufficienza cardiaca. I funerali religiosi, ai quali parteciparono gente del quartiere e pochi attori, registi e anche i politici, si celebrarono due giorni dopo nella basilica di San Lorenzo in Damaso a pochissimi passi da Campo de’ Fiori; dopo la cerimonia funebre, il feretro fu tumulato in una cappella al cimitero Monumentale del Verano; sull’ingresso della cappella è ben visibile la scritta “Aldo Fabrizi” (con una sola B) mentre all’interno, sulla lapide che copre la bara, oltre alle date di nascita e morte, c’è il suo vero nome “Aldo Fabbrizi” (con due B) e l’epitaffio voluto da lui stesso«Tolto da questo mondo troppo al dente».

Anche dopo la sua scomparsa, l’eredità di Aldo Fabrizi continua a vivere attraverso i suoi film, che continuano a essere amati e apprezzati da generazioni di spettatori. Il suo contributo al cinema italiano rimane un pilastro fondamentale della cultura cinematografica del paese e una testimonianza indelebile del suo talento straordinario. Aldo Fabrizi non è solo un’icona della commedia all’italiana, ma una delle figure più amate e venerabili della storia del cinema mondiale.

Er mortorio
di Aldo Fabrizi

Appresso ar mio num vojo visi affritti,
e pe’ fa’ ride pure a ‘ st’occasione
farò un mortorio con consumazione…
in modo che chi venga n’approfitti.

Pe’ incenso, vojo odore de soffritti,
‘gni cannela dev’esse un cannellone,
li nastri –sfoje all’ovo e le corone
fatte de fiori de cocuzza fritti.

Li cuscini timballi de lasagne,
da offrì ar momento de la sepportura
a tutti quelli che “sapranno” piagne.

E su la tomba mia, tutta la gente
ce leggerà ‘sta sola dicitura:
“Tolto da questo mondo troppo al dente”.

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