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sabato, Dicembre 7, 2024

Avrò cura di te

Da Leggere

Chiara Onorini
Chiara Onorini
Pedagogista
”M’inchino per onorare la Terra,
riconoscerne il sostegno,
offrirle la mia Cura”.
Chandra Livia Candiani

 

Il 22 Aprile di ogni anno in tutto il mondo, un mese e un giorno dopo l’equinozio di Primavera, si celebra l’Earth Day, ovvero La Giornata della Terra. Questa iniziativa ha preso il via nel 1969 a seguito del disastro ambientale avvenuto, nello stesso anno, al largo delle coste di Santa Barbara in California; dove un’ingente quantità di petrolio fuoriuscì da uno dei pozzi della Union Oil e si riversò nel mare. Questo disastro diede il via ad una serie di iniziative e di azioni concrete, che già da tempo cercavano di mettere al centro la salute della nostra Madre Terra, con lo scopo di concentrare l’attenzione del dibattito ambientalista e non, sia sulla salvaguardia ambientale che sulla sua celebrazione.

La salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo è strettamente connessa con la sua celebrazione, perché senza un dovuto rispetto per il creato che ci è donato, non c’è nessuna salvaguardia. Spesso, quando si parla di tutela dell’ambiente, commettiamo due errori banali: il primo, è quello di pensare che l’ecosistema da salvaguardare sia altrove: una foresta tropicale, un fiume in Amazzonia o i ghiacciai ai Poli (anche, certamente, man non solo!); il secondo è quello, di pensare che la difesa e la conservazione dell’ambiente non siano una responsabilità personale.

Se noi accettiamo e diventiamo consapevoli che la tutela dell’ambiente è una responsabilità prima personale e poi collettiva, sapremo anche riconoscere che la sua difesa e la sua cura va cercata prima nella nostra prossimità quotidiana, nel luogo dove abitiamo e ci troviamo, per poi allargare lo sguardo all’orizzonte dell’altrove. Se ignoriamo la salvaguardia dei luoghi in cui viviamo, stiamo ignorando la salute della terra nella sua totalità. Il mondo è profondamente connesso nella sua integrità, è come un corpo vibrante e vivo, e se tutte le sue parti non sono in salute, tutto il corpo ne soffre.

Ma ha senso nel 2024, con tutte le informazioni e la cultura presente nel mondo, celebrare una giornata della Terra?

Certo! E a gran voce è necessario che la salvaguardia e la cura dell’ambiente sia tutelata e rispettata ovunque. Nonostante numerosi siano gli interventi da parte di intellettuali e scienziati e altrettante siano le iniziative che si spendono per la causa, ci sono ancora troppi comportamenti che danneggiano la nostra Madre Terra. Penso al disboscamento furioso d’intere foreste o agli incendi dolosi che le distruggono, al riversamento in mare di materiali tossici, all’utilizzo massiccio di pesticidi, alla caccia indiscriminata di animali, all’abbandono cieco dei rifiuti i mezzo ai campi o al loro mancato conferimento differenziato.

La Terra è viva, come lo sono gli alberi, gli animali, le piante, i piccoli insetti o i grandi mammiferi del mare, essi non avranno un’anima intesa come quella degli uomini, ma hanno un’essenza, una vita, una linfa che scorre in loro e dobbiamo rispettarla, amarla, prendercene cura. Questa cura non deve essere scontata, perché la natura nella sua bellezza, ci stupisce ogni giorno, sta a noi lasciarci sorprendere e investire dalla sua meraviglia, se non per noi, per il futuro di chi verrà dopo di noi: come disse Capo Seattle nel 1852 davanti agli Stati Uniti d’America, in difesa della sua terra e del suo popolo: “La Terra su cui viviamo non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, l’abbiamo presa in prestito ai nostri figli”.

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