La frisa ha origini antichissime, anche se non ben definite. Diverse sono le ipotesi: alcuni ritengono che le origini della frisa, nota nel dialetto salentino anche come friseddha o frisella, risalgano a circa il X sec. a.C., all’epoca della civiltà Fenicia, periodo in cui era solito usarla come pane da viaggio per i marinai.
Per ammorbidirla si usava bagnarla con l’acqua salata del mare (abitudine ancora viva in Salento qualche decennio fa) e si condiva con olio e ingredienti poveri.
Altri ritengono che la sua origine risalga all’epoca romana ed altri ancora al periodo delle Crociate. Infatti alcune leggende popolari fanno risalire le origini della frisa al periodo dei Crociati che partivano proprio dai porti salentini di Otranto, Brindisi ed altri porti pugliesi per raggiungere la Terra Santa all’inizio del primo millennio. Per questo in alcuni luoghi del Salento è detta anche “pane dei crociati”.
Si narra che i contadini pugliesi per conservare il pane più a lungo e renderlo più resistente all’umidità caratteristica del clima mediterraneo,
Al momento del consumo viene immersa nell’acqua (il tempo varia a seconda della morbidezza desiderata) e poi condita con olio d’oliva, pomodoro fresco, origano, basilico, sale.
Oggi la frisa è diventata un elemento iconico della cucina pugliese e viene apprezzata per la sua semplicità, la sua versatilità e il suo sapore unico. Oltre ad essere un alimento gustoso, rappresenta anche una testimonianza tangibile della storia, della cultura e delle tradizioni culinarie del Salento.