Il Giornale del Salento

Modus vivendi: il passo brevissimo che separa la misura dallo spreco     

Indugio sul significato di “misura” e di “limite” augurandomi di sollecitare l’impegno a recuperare, per esempio, il cibo che, nonostante gli appelli, continua ad essere sprecato. Ormai il gesto è ritenuto necessario, mentre il suo contrario è decisamente inammissibile e intollerabile.

L’individuo che continua a disattendere l’appello, dimostra di non avere il senso della condivisione e del sentire comune. Così facendo, senza saperlo, occupa il campo del disordine, della sregolatezza, dell’indisciplina da cui è facile scivolare nella scorrettezza, nella disonestà, nell’immoralità, nel disinteresse più profondo.

Colgo l’occasione per chiedere quanta “misura” (sinonimo di “virtù”) si osserva e si fa osservare, per esempio, negli uffici e nelle scuole pubbliche, appena riaperte coi soliti problemi di gestione spicciola, dove spesso non si bada al corretto consumo di energia elettrica, di telefonate, di riscaldamento, di carta, di fotocopie, eccetera eccetera, se, in un perdurante momento di emergenza economica, si registra una generale presa di coscienza, tendente al doveroso risparmio delle sopracitate spese ed all’oculatezza dei consumi.

Non riesco a fare accettare il suggerimento di scrivere un cartello per invitare a spegnere le luci dopo l’uso negli ambienti di lavoro, al fine di contrastare il vezzo diffuso di lasciarle accese, come se quel consumo non lo paga l’intera comunità ovvero ogni singolo cittadino, pure quello “distratto”. Dopo qualche giorno di immaginati mugugni, il cartello evita di ritornare allo status quo.

Non tarderà che si accenderanno i termosifoni, la cui temperatura, come quella dei condizionatori, negli ambienti pubblici è solitamente al massimo. E non si può abbassare perché l’impianto è centralizzato. Quindi? Si tengono spalancate le finestre in inverno o, in estate, si mette un telo sul condizionatore per non congestionarsi.

Figurarsi se, a pochi altri oltre che a me, tutto ciò induce a pensare che la riduzione degli evidenti sprechi giova non soltanto alla salute degli impiegati, dell’ambiente collettivo, ma soprattutto di quello del bistrattato pianeta Terra e, in maniera sensibile, incide sul bilancio di enti in dissesto!

Ricordo una risposta (inclassificabile) ricevuta da un vigile urbano al quale segnalai che l’autobus urbano in sosta, manteneva acceso il motore da almeno un quarto d’ora, con emissione dei gas di scarico, favorendo così l’effetto serra (sanzionabile in modo salatissimo), e producendo un frastuono insopportabile. Il vigile non poteva redarguire il conducente dell’autobus perché, se il motore del veicolo si fosse spento, non sarebbe riuscito a ripartire.

Per concludere: il destinatario di queste riflessioni è chi amministra o ci rappresenta o svolge un ruolo pubblico (enti, scuole, ospedali, musei, biblioteche, ecc.), rivestendo il ruolo di dirigente, funzionario, impiegato e via elencando. Ciascuno di queste figure deve sapere cosa vuole dire misura e limite, come e quando questi valori si applicano, quando mettere in pratica la differenza tra il bene/servizio pubblico (del cui godimento il singolo cittadino provvede pagando le tasse) e quello privato. Soprattutto deve comprendere che ogni gesto fuori-misura, fuori-limite, fuori-dalle regole, va contro la sostenibilità ambientale da cui discende la sostenibilità economica. Che, insomma, è il momento di cambiare o di rivedere il proprio modus vivendi per il bene di tutti.

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