Doveva essere una partita da vincere, ma soprattutto doveva essere una partita da giocare. Ma non lo è stata del tutto. Per molto tempo si è vista la solita musica. Poche note degne di… nota; pochissimi assoli; diverse stonature. Per tre quarti di partita in vinile rotto e incantato.
Quello che si è visto in campo, particolarmente nel primo tempo, non è stata la partita che doveva essere quelle fondamenta su cui costruire la salvezza da parte della squadra di casa. Gioco senza soluzioni, portieri mai chiamati in causa, scontri al limite e tiri in porta mai degni di essere chiamati tali.
Il Lecce è sembrato privo di idee, chiuso ad attendere un Empoli che invece ha giocato più in verticale e soprattutto sempre pronto a bloccare i portatori di palla giallorossi. Degno di qualche nota Gaspar che in un caso ha fatto da muro su un tiro in porta dal centro dell’area e negli ultimi secondi, su una punizione, di testa ha mandato di poco fuori la palla. Almeno lui ci ha provato a centrare la porta, a differenza di Krstovic che su un bellissimo e morbido assist di Dorgu, a pochi metri dalla porta, ha mandato il pallone in fallo laterale. Impossibile a crederci!
Certamente non un bello spettacolo. L’Empoli ha segnato con l’unico tiro in porta: Pellegri da fuori area stoppa e tira all’angolino con un Falcone a guardare la palla che gli passava accanto. Giustificata la reazione stizzita del pubblico che ha accompagnato la squadra al rientro negli spogliatoi al suono di sonori fischi.
Poi come in tutti i vinili c’è un lato A e un lato B. Quello del Lecce è stato diverso. Ad inserire una nuova armonia è stato l’ingresso di Coulibaly e di Sansone. Altra musica, anche se un po’ troppo tardi! Dopo che il Lecce ha rischiato di subire il raddoppio con Cacace che prende il palo e Colombo che sulla ribattuta tira poco a lato. Grazie ai due nuovi direttori d’orchestra la palla ha cominciato a girare meglio, in maniera più fluida. Sono cominciati a fioccare finalmente i tiri in porta. Ed ecco che anche il Lecce si insedia nella metà campo dell’Empoli e lo mette sotto assedio. Traverse, colpi di testa, tiri in porta (o quasi) e poi finalmente il goal di Pierotti. Un attacco all’ultimo tiro, ma purtroppo per il Lecce solo un punto.
Nei minuti finali c’è stato il tempo di un duetto dell’Empoli con Solbakken e Colombo che hanno ballato davanti al solitario Falcone il ballo: segni-tu-o-segno-io.
La delusione per i tifosi leccesi è stata tanta e a fischio dell’arbitro gli unici a sentirsi dedicata una canzone triste e accorato appello sono state le orecchie della dirigenza salentina.
La prossima canzone si spera sia: Come è triste Venezia.