Si chiama Visita breve alla cattedrale di Nardò l’agile volume che illustra e spiega l’Ecclesia Mater della diocesi di Nardò-Gallipoli, una delle chiese più antiche e affascinanti di Puglia, diffuso da pochi giorni e disponibile in cattedrale. È un lavoro realizzato su iniziativa della consigliera comunale delegata ai rapporti con le Istituzioni Ecclesiastiche Daniela Bove, in collaborazione con la Diocesi Nardò-Gallipoli e con il Comitato Feste Patronali “San Gregorio Armeno”, con testi di Marcello Gaballo e mons. Giuliano Santantonio e con le foto di Lino Rosponi, edito da Edizioni Fondazione Terra d’Otranto.
La cattedrale oggi è il risultato di un lungo processo che ha visto sovrapporsi e intrecciarsi diversi stili architettonici che l’hanno resa un autentico palinsesto artistico. Al suo interno custodisce un inestimabile patrimonio d’arte, fatto di affreschi e di tele, di altari e sculture lignee. Ogni angolo della cattedrale racconta una storia, svelando ai visitatori e ai fedeli un intreccio di fede, arte e cultura.
Il volume, dopo l’introduzione e alcuni cenni storici, racconta delle complesse vicende della sua costruzione e delle numerose trasformazioni che ha subito nei secoli. Spiega poi i dettagli della struttura e di ogni particolare (affreschi, cappelle, altari, statue, organo) e ambiente (sagrestia, coro e presbiterio) e si chiude con una parte bibliografica. Le tante foto rendono meglio l’idea della bellezza e dell’importanza del patrimonio artistico e architettonico di questo luogo di culto, che è anche un simbolo identitario per la comunità.
“Abbiamo voluto rendere omaggio in modo tangibile – spiega la consigliera Daniela Bove – al valore storico, artistico e spirituale della nostra cattedrale. Un edificio sacro che incanta per la sua magnificenza e che proietta visitatori e fedeli in vero e proprio viaggio senza tempo. Un gioiello che merita di essere conosciuto, valorizzato e amato. La pubblicazione del volume, non a caso, coincide con l’Anno Giubilare, un’occasione per riflettere e riscoprire le proprie radici spirituali. Lo consideriamo un dono prezioso per i neretini e per tutti”.