di Luca Santoro
La Pasqua, una delle solennità importanti per i cristiani, celebra la risurrezione di Gesù Cristo che simboleggia la vittoria della vita sulla morte e la speranza di una nuova vita per tutti i credenti.
San Paolo, nella lettera ai Corinzi, ci insegna il significato della risurrezione di Gesù descritto come ‘primizia’ (cioè, il primo frutto) di una nuova creazione, dove la risurrezione da morte è possibile a tutti coloro che credono in Lui. È un passo evidente, infatti, quando Paolo scrive: «Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti» (1Cor 15,20-22). La Sacra Scrittura mette in luce la differenza che c’è tra la risurrezione dei morti e la risurrezione dai morti.
Nel Nuovo Testamento, Paolo enfatizza che la morte e la risurrezione di Gesù sono il fondamento della salvezza e della speranza per i credenti. «Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui» (Rm 6,8-10). Questi versi sottolineano la vittoria trionfante di Cristo sulla morte e sul peccato.
Un altro evento molto significativo è ripreso da San Giovanni quando nell’Apocalisse annota: «Io sono il Vivente. Ero morto, ma ora sono vivo nei secoli dei secoli. Ho le chiavi della morte e degli inferi» (Ap 1,18). In queste parole, Gesù si presenta come colui che è risorto dalla morte e ha il potere della morte stessa. La risurrezione di Cristo, infatti, è vista come un trionfo sulla morte e come la garanzia di vita eterna per i credenti.
«Allora, come possiamo far diventare “vita” la Pasqua?» – si domandava Papa Benedetto XVI il 27 aprile 2011 nello scritto “Udienza Generale” -. Come può assumere una “forma” pasquale tutta la nostra esistenza interiore ed esteriore? Anzitutto, dobbiamo partire dalla comprensione autentica della risurrezione di Gesù: tale evento non è un semplice ritorno alla vita precedente, come lo fu per Lazzaro, per la figlia di Giairo o per il giovane di Nain, ma è qualcosa di completamente nuovo e diverso.
La risurrezione di Cristo è l’approdo verso una vita non più sottomessa alla caducità del tempo, una vita immersa nell’eternità di Dio. Nella risurrezione di Gesù inizia una nuova condizione dell’essere uomini, che illumina e trasforma il nostro cammino di ogni giorno e apre un futuro qualitativamente diverso e nuovo per l’intera umanità.
Per questo San Paolo non solo lega in maniera inscindibile la risurrezione dei cristiani a quella di Gesù, ma indica anche come si deve vivere il mistero pasquale nella quotidianità della nostra vita. Ci lascia, infatti, il seguente messaggio: «Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini». (1Cor 15,16-20)
Infine, ho avuto il piacere di intervistare Don Salvatore Scardino, parroco della nostra comunità, che ha esteso gli auguri di una serena Pasqua rivolgendo a noi tutti queste parole: «Carissimi fedeli di Melendugno, la luce della Pasqua irrompe nelle nostre vite e rinnova la nostra speranza. Dopo aver vissuto il cammino della Quaresima e i giorni intensi della Passione, siamo ora chiamati a contemplare la vittoria di Cristo sulla morte. La tomba è vuota, il Signore è vivo e cammina con noi! Auguri a tutti!».