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mercoledì, Aprile 23, 2025

Al Teatro Comunale di Leverano con “Ballata per la Katër i Radës”

Da Leggere

Sabato 26 aprile (ore 20:45 | ingresso 10 euro – ridotto 8 euro | prevendite attive su vivaticket.it) al Teatro Comunale di Leverano con Ballata per la Katër i Radës”  prosegue la stagione Per un teatro umano. A ventott’anni dalla “tragedia del Venerdì Santo” avvenuta il 28 marzo 1997 nel Canale d’Otranto, lo spettacolo rievoca il naufragio della nave albanese, dopo la collisione con la corvetta Sibilla della Marina Militare Italiana, nel quale morirono (o non furono mai recuperate) oltre cento persone, soprattutto donne e bambini, stipate in coperta. La produzione di Factory Compagnia Transadriatica è un progetto di teatro civile, concepito come strumento di riflessione, un dialogo aperto sui temi delle migrazioni e dei diritti umani. Realizzato con il sostegno del Garante regionale dei Diritti dei minori della Regione Puglia, il patrocinio dell’Ambasciata d’Albania in Italia e in collaborazione con il Polo Biblio Museale di Lecce, lo spettacolo scritto da Giorgia Salicandro e diretto dal regista Tonio De Nitto vede in scena Sara Bevilacqua e Riccardo Lanzarone, il violoncellista Redi Hasa (autore delle musiche originali) e le voci del coro formato da Daniela Belishova, Diana Doci, Irma Duka, Meli Haideraj, Dori Ngresi, Lindita Ngresi, Hildebrand Nuri, Ladi “Aldo” Rista, Bledar Torozi.

LO SPETTACOLO
Le storie di due “bambini del 1997” si rincorrono e si intrecciano nelle voci di Elvis e Lindita, partiti dal Sud dell’Albania per mettersi in salvo dall’impazzimento di un Paese in preda alla rivolta e dal rapido precipitare degli eventi. Palazzi pubblici divelti mattone dopo mattone, il crac finanziario, i kalashnicov con cui si spara, la fuga, il viaggio che ricorda quello di Pinocchio nella pancia di una balena. Elvis e Lindita sono tra i protagonisti delle cronache giornalistiche della tragedia della Kater I Rades – le cui tracce reali si intersecano all’opera di invenzione. Divengono qui l’occhio attraverso cui guardare questa storia, simbolo catartico del primo grande naufragio del Mediterraneo con cui non abbiamo ma finito di fare i conti. Lambisce il racconto il mito di Kuçedra, evocato da un coro di uomini e donne. Il mostro acquatico protagonista di molte leggende albanesi, torna nelle narrazioni di ogni tempo nelle vesti di Drago, Leviatano, essere demoniaco, e del Dragùa, il bambino eletto, nato per combatterlo e sconfiggerlo. Attraverso l’incastro tra leggende, cronache, biografie e storie collettive le vicende dei passeggeri della Katër i Radës vengono riportate alla luce e al contempo trascese: gocce nel mare dell’eterno cammino dell’umanità, nella necessità di un approdo sulla terraferma, in salvo dal “mostro”.

LA TRAGEDIA DEL VENERDÌ SANTO
Il naufragio della nave albanese Katër i Radës segna tragicamente l’inizio dell’epoca degli esodi e delle morti nel Mediterraneo nella nostra storia recente. Come scriveva Alessandro Leogrande, «è stato uno spartiacque nella storia recente del Mediterraneo». Da allora, quella tragedia ha continuato a ripetersi, diventando la dolorosa vicenda condivisa del mare nostrum, dei confini chiusi dell’Europa e delle vite spezzate in mare. Nel tempo, l’evento è stato al centro di numerose inchieste e opere narrative che ne hanno ricostruito con precisione le dinamiche. Tuttavia, è urgente approfondire le storie personali che compongono quell’accaduto collettivo, restituire il contesto che spinse alla fuga e riconoscere il valore di ogni esperienza individuale, perché ogni storia, come si è detto, «ha il diritto di essere raccontata». Nel 2021, a trent’anni dall’esodo albanese sulle coste pugliesi, si è rinnovata la riflessione sul tema della migrazione. Gli albanesi sono stati il primo popolo a trasformare l’Italia, da terra d’emigrazione, in meta del “sogno europeo”. La loro integrazione – o meglio, interazione – riuscita, insieme all’accoglienza autentica dei pugliesi, rappresenta oggi un esempio virtuoso, simbolo di un modello possibile. Eppure, quella vicenda resta emblematica della condizione mediterranea: dei confini invalicabili, delle rotte disperate, delle tragedie in mare. «Raccontare, dare voce a queste storie – ognuna con la propria dignità e unicità – è un dovere morale per tutti noi, nati per caso sulla sponda sicura del Mediterraneo. E se non possiamo rendere giustizia a ciascuna di esse, possiamo almeno “adottarne” una, offrirle la nostra voce, diventarne custodi. È quello che ho cercato di fare con Elvis e Lindita, bambini sospesi tra ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto essere», afferma Giorgia Salicandro. «Nel pensare alla messinscena, ho immaginato che il mito della Kuçedra, il grande serpente acquatico, potesse emergere attraverso un coro di uomini e donne albanesi. Come nella tragedia greca, il coro rievoca le origini del mito per rivelarne il legame con gli eventi narrati. Così avviene con la Kuçedra e con il Mediterraneo intero, evocati e maledetti con la paura e la fermezza di chi chiede giustizia», racconta il regista Tonio De Nitto.

PER UN TEATRO UMANO
La stagione teatrale è organizzata nell’ambito del progetto Teatri del Nord Salento, promosso da Factory Compagnia Transadriatica, in collaborazione con Blablabla, con il sostegno di Ministero della CulturaRegione PugliaPuglia CultureTrac – Teatri di residenza artistica contemporanea e i comuni di BrindisiCampi SalentinaGuagnanoLeveranoTrepuzzi e Novoli.

ULTIMO APPUNTAMENTO

Sabato 10 maggio (ore 20:45 | ingresso 10 euro – ridotto 8 euro | prevendite attive su vivaticket.it), infine, al Teatro Comunale di Novoli la stagione si chiuderà con Trans, spettacolo di danza contemporanea della Compagnia Elektra con Mariliana BergamoFrancesca NuzzoChicca SansòMartina NuzzoGaia QuartaGianluca Rollo con regia e coreografia di Annamaria De Filippi. Trans è un caleidoscopio irriverente che narra della nostra società e dei suoi protagonisti più arditi, di chi rifiuta l’ordinarietà dei costumi, di chi andando oltre ha cercato di scoprirsi diverso o forse semplicemente di conoscersi. Questo attraversamento da una dimensione ad un’altra, dal vecchio mondo al nuovo, non investe solo chi percorre un viaggio di trasmutazione interiore e di consapevolezza di sé, ma tutta quell’umanità disorientata e angosciata che si snatura passivamente sotto le deformità della tecnica e del progresso, che si crede ancora opulenta e libera consumatrice e che risulta invece solo misera e consumata. Questo viaggio vorticoso nella nostra contemporaneità avverrà attraverso la potenza occulta di antichi simbolismi, che uniscono opposizioni e contraddizioni in immagini oniriche ancora vivide. I tempi che cambiano ci insegnano che siamo tutti trans, volenti di esserlo o incoscienti di poterne sfuggire. Sotto la fascinazione lunare la coppia di Gemelli-Amanti vive l’atto amoroso e si assopisce nell’oscurità delle tenebre. Durante la notte si presenta l’ermafrodito Belzebù che, svegliando uno dei due Gemelli-Amanti, lo seduce e lo porta via con sé. Il Gemello-Amante ancora dormiente si sveglia e cade nella disperazione per aver perso il suo Amato e per aver perso sé stesso. Segue il viaggio del Gemello-Amante alla ricerca di sé e della parte gemella mancante, affrontando con l’aiuto della divina Sofia e del divin Amore gli umani inganni nelle forme di bulimia, narcisismo e apatia che gli presenta Belzebù.

Info e biglietti
Ingresso 10 euro – 8 euro ridotto (under 30 over 65 e residenti
di Novoli, Campi Salentina, Guagnano, Leverano e Trepuzzi)
Prenotazioni 3208607996 – 3207087223 – 3403129308
Biglietti online su vivaticket.it
www.teatridelnordsalento.it

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