Lo spettacolo è una storia al confine tra l’al di qua e l’aldilà, un percorso in punta di piedi che ripercorre l’amore oltre il tempo e lo spazio grazie alla potenza dei ricordi. Smile prende forma da una semplice, ma potente domanda: cosa rimane delle persone che abbiamo amato? Una casa tutta bianca, un piccolo mondo nel quale si muove uno scrittore buffo e abitudinario, un personaggio con le sue micro manie e con una grande immaginazione. Intorno a lui, lo sguardo delicato di una donna, le cui parole risuonano nell’aria rarefatta. Questo racconto si nutre della memoria e ne ribalta il meccanismo, mettendo in discussione ciò che consideriamo il confine tra presenza e assenza, immaginazione e ricordo. L’amore può vincere gli strappi del tempo, trasformarsi, attraversare i confini dell’esistenza in un viaggio emozionale tra ricordo e realtà, passato e presente? Attraverso il linguaggio universale del corpo, Smile utilizza il codice senza tempo della pantomima, per comunicare in assoluta immediatezza e semplicità.
«Non potevamo non richiamare alla nostra memoria la poesia di Charlie Chaplin, un artista che ha saputo parlare alle nostre emozioni con la forza silenziosa dei gesti e dei sorrisi, ma non solo. A distanza di molti anni, Chaplin resta un simbolo di impegno politico, di critica e resistenza ai potenti, di poesia e di speranza», sottolinea l’autore e regista Tonio De Nitto. «Smile è un omaggio al lato meno ricordato di questo artista, che nonostante perdite, abbandoni e sconfitte non ha mai smesso di sorprendere il suo pubblico tra la delicatezza di un sorriso e la commozione di una lacrima. Smile è ispirato e dedicato anche a Refaat Alareer. La sua ultima poesia termina con queste parole: “Se dovessi morire, fa che porti speranza, fa che sia un racconto!”».