di Francesca Giannelli
Sotto il bacio della Luna a Marte l’invito serale del Vescovo Panzetta all’amicizia come fondamento base della comunità cristiana seria e coraggiosa.
Con l’arrivo del 26 agosto si conclude per la città di Lecce la triade festiva 2025 dei Santi martiri protettori Oronzo, Giusto e Fortunato che ha deliziato cittadini e turisti tra sacro e profano. Gastronomia e divertimenti come giostre e balere in periferia, si sono alternati a riti sacri e cerimonie al centro della “città Chiesa” ed hanno ancora una volta reso più coesa ed unita la nostra comunità.
Sin dalla mattina, passeggiando per le strade del centro, la festa ha offerto tante prelibatezze in termini di profumi e sapori che si intrecciano con gli incensi e gli oli sacri della santità.
Sotto “i merletti moderni“ delle luminarie, con il contorno del barocco romano, i nuovi scavi archeologici nei pressi dell’anfiteatro ci ricordano che solo riportando alla luce la nostra storia sommersa, potremmo ritrovare identità culturale, origine e costruire il futuro.
Intanto in cammino, le macchine fotografiche di cittadini e turisti seppur “accecate” da un sole caldo e potente, hanno catturato l’anima di una città che profuma di arte ma anche di vaniglia, gocce di profumi, caffè, mandorle, miele, zucchero, torroni, ”scapece” ossia marinatura araba di pesce in aceto, menta, zafferano, alloro e pepe. Bambini ed animali domestici da passeggio hanno fatto da padroni per le vie ed hanno illuminato con la loro gioia di vivere e le loro risate spensierate, le famiglie e le strade e giravolte.
Quasi una nostrana Porta Portese l’esposizione per strada vintage di specchi, ninnoli magici, sonaglietti, palloncini gonfiabili ad elio, girandole, bambole e borse di ogni tipo da cui esce fuori il coniglio bianco del prestigiatore di carte. Per i Leccesi e anche per la provincia la festa del Santo è sentita come identità spirituale e alla fine ci si ritrova tutti come “per magia” attorno al Sedile e di fronte le tre dita benedette del nostro Padre patrono spirituale lassù sulla colonna. Con le mani del Santo, altre mani morbide e delicate creano arte e artigianato nelle allegre botteghe e baracche dell’architettura festiva: dalle sarte, alle magliaie che tessono i filati, che intrecciano cotoni e usano gli uncinetti come bacchette magiche colorate e speciali. Artigiane africane con le treccine lunghe variopinte per i capelli e artigiane cinesi col caffè lungo e le tazzine dipinte, dilettano la passeggiata. In serata infine al Duomo la celebrazione solenne ed il richiamo di Mons. Panzetta Vescovo dell’ Arcidiocesi di Lecce che il 26 ha festeggiato anche il compleanno, al valore dell’Amicizia come simbolo di coraggio e serietà e di identità comunitaria. Dio ci chiama “amici” dunque e mentre iniziano il concerto di musica e fuochi d’artificio, la Luna bacia Marte nel cielo in eclissi e l’eternità sembra fare meno paura .