di Francesca Giannelli
Psicologia ed arte: un connubio possibile o soltanto un’illusione? Al Circolo dei Sottufficiali della Marina Militare di Brindisi il giornalista scrittore Francesco Buja dialoga la sera del 22 novembre con gli esperti presentando la sua opera prima, il romanzo “Le sottane di Dio”.
Il sabato sera non è sempre la “febbre” della disco e della house music,ma può diventare uno spazio,un salotto imponente per simposi su libri impegnati e raffinati, come “Le sottane di Dio” romanzo di Francesco Buja che è stato presentato tra i marinai e le onde nel Castello di Brindisi lo scorso 22 novembre alle ore 19.
Gli intellettuali della salute mentale nei professionisti Dott. Milena Sabatelli e Dott. Giovanni Mastronardi in quel di Brindisi sono stati impegnati in un dialogo profondo con l’eclettico giornalista leccese. Psicologia e arte possono essere unite? O parliamo di illusione? Perché l’arte inganna, mentre la psicologia comprende, accoglie, consola. L’arte è la “seduzione del diavolo” ed è stato dunque un lavoro difficile quello dei maestri della pedagogia, della psicologia e dell’assistenza di Brindisi cercare di fare da ponte tra questi due mondi. É una scelta che richiede coraggio, che richiede audacia. E la lingua araba questo lo sa bene. Infatti la parola “jisr” (ponte)nasce proprio dalla radice che indica l’atto stesso dell’osare,del farsi avanti, del superare la paura. Dunque il ponte tra i due mondi: quello dell’arte e quello della psicologia, non è solo un collegamento tra due rive bensì un atto di coraggio e chi fa da ponte in questo caso i due professionisti Pedagogista ed Assistente Sociale deve avere abbastanza ”jasara”(coraggio) da sostenere due mondi. Il castello di Brindisi ha fatto da meraviglioso sfondo a questo spettacolo di cultura. I temi principali del romanzo “ Le sottane di Dio” di Francesco Buja sono stati studiati, ricercati e scandagliati dagli intellettuali della città marina. Innanzitutto il sacro e il profano che vengono messi in luce già dal titolo, che mette al centro la tensione tra purezza attribuita al Divino e la complessità dell’umano. Il giornalista leccese ”frizzante”, già figlio d’arte, è conosciuto nel mondo dello sport e degli sportivi dato il suo impegno più che trentennale nell’ambito della carta stampata. Secondo i luminari brindisini egli avrebbe uno stile di scrittura con una prosa intima, meditativa in cui momenti importanti vedono la narrazione sfumare nella riflessione. Il mare ed i velieri fanno da sfondo alla location romantica e allo stesso tempo rigorosa ed austera, quella del Circolo sottufficiali della Marina Militare che ha accolto Buja e company. A detta di Mastronardi la parola di Francesco Buja cerca la verità nelle piccole incrinature dell’animo umano. La fragilità umana viene affrontata attraverso i personaggi del romanzo che portano ferite morali, affettive, spirituali. L’autore li guarda con simpatia, compassione, benevolenza, senza giudizio, dando spazio a domande più che a certezze, quasi fosse uno psicologo anch’egli. Buja è un profondo conoscitore della psicologia umana. Nel libro sembra esserci “un filo rosso” che unisce ferite interiori e grazia divina. Il giornalista ammette di provenire da una famiglia dai profondi valori spirituali e religiosi. Secondo Giovanni Mastronardi a cui Franco Traversi ricorda un po’ Vittorio Gassman in alcuni suoi film importanti, il protagonista della storia vive tra un’avventura e l’altra un senso di vuoto esistenziale in cui si affaccia imperiosa l’idea di Dio che “forse” lo salverà. La dott.ssa Milena Sabatelli esplora il campo delle passioni trasformandolo quasi in setting di osservazione comportamentale di un fanciullo. Con uno sguardo amorevolmente femminile poetico e accogliente, la Sabatelli sembra prendere per mano l’autore per ammirare le “sottane”, pensando a quelle delle mamme, delle nonne forse, sotto il cui rifugio gli infanti hanno sempre trovato ristoro. Scrittura meditativa quella di Francesco Buja, quasi distillata. E d’altra parte lo sapeva bene Dostoevskij che in “Delitto e Castigo” diceva che “capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee,per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo all’improvviso,in maniera inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata”.
Il romanzo del giornalista leccese è destinato a chi ama i libri che “interrogano” più che spiegare; a chi si interessa di psicologia, di spiritualità, di conflitti interiori. Destinato a chi cerca romanzi di densità, a chi apprezza scrittura rigorosa e senza fronzoli. Mastronardi insiste dicendo di avere “un’altra idea di salvezza” del protagonista Franco: nella vita del quale sembra mancare un coinvolgimento profondo affettivo nei confronti delle donne che incontra. Forse che l’empatia reciproca nel rapporto di coppia possa essere veramente la “medicina” dell’anima di Franco e non solo e la formula per far funzionare le relazioni? Alla stessa maniera possiamo ben sperare che psicologia e arte possano andare a braccetto, di sicuro le ritroviamo tra le “ sottane di Buja“.


