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sabato, Novembre 23, 2024

Reddito di politicanza: conferma di Draghi

Da Leggere

Flavio Carlino
Flavio Carlinohttp://ilgiornaledelsalento.it
Avvocato e Dottore Commercialista Pubblicista

Non è proprio quello che ci aspettavamo da Mario Draghi, ma tutto ciò è comprensibile. È un uomo determinato, abituato a lavorare sodo. Per certi versi, incompatibile con la politica, quella fessa, come quella dell’ultimo decennio italiano. Ma questa volta il governo tecnico, quello dei superuomini preparatissimi, lascia il campo a quello attuale. Sarà per un’altra volta. Oramai lo diciamo sempre più frequentemente. Ed ecco un governo con troppi ministri politici, di cui molti, reduci dal governo precedente.

Gli italiani non è che fossero tutti contenti di Draghi, ma molti, pur di liberarsi da questa politica e da questi politici, erano disposti a subire un governo di tecnici, eccellenti però, con tutti i rischi che ciò avrebbe comportato. Invece, tecnici pochi, politici tanti, troppi. Sembra quasi che Mario Draghi non abbia potuto fare a meno di confermarli. Non avrebbero avuto di che vivere Di Maio e compagni. Una sorta di reddito di politicanza, una via di mezzo tra il reddito da politico e quello di cittadinanza. E se la virtù sta nel mezzo, la decisione è virtuosa.

Bravo Draghi. D’altra parte, poverini, come avrebbero fatto se fossero stati destituiti e allontanati dalle loro comode poltroncine. Ciononostante, non paragonerei nemmeno sotto tortura Draghi a Conte, e quei pochi ministri tecnici fanno la differenza. Ma Di Maio, Lamorgese e Speranza, non saprei. Che il neo presidente del consiglio abbia interpretato male le parole di Dante lasciate “anche” Speranza, voi ch’entrate”? Che non abbia ben compreso cosa volesse dire l’Alighieri nazionale?

Battute a parte, tra un governo di tecnici e la continuità politica non ha prevalso alcuna delle due. Draghi si è fatto infinocchiare dai partiti e il marasma è assicurato. Invece di imporre una propria linea ha accettato quella di Mattarella. Come andrà a finire? Chi lo sa? Dovevamo allontanarci per un po’ dalla politica e invece ci siamo dentro fino al collo. Governo di unità nazionale, senza Fratelli d’Italia. Ci sono proprio tutti. Dal Movimento 5 Stelle a Leu, da Italia Viva di Renzi a Forza Italia, che alle prossime elezioni si fonderanno e verrà fuori Forza Italia Viva. Destra, sinistra, centro. Tanta roba, quasi tutta scarsa. Niente è più chiaro. Domina il caos.

È la sconfitta ufficiale della democrazia e della politica. Far parte del governo è una magra consolazione che non ci salva dalla manifesta incapacità del “ben governare”. Draghi è il migliore, non c’è dubbio, ma il suo governo crea grandi incertezze. Sarà capace, un terzo dei ministri, di governare bene convincendo gli altri due terzi a non parteciparvi per non rovinare tutto?

Le ragioni per dubitare ci sono. Ad esempio, il moto ondulatorio del movimento dei grillini, che ha realizzato tutto ciò che aveva sempre osteggiato: l’alleanza con la lega, col Pd, poi il voto in Europa con sinistra e popolari, poi con Renzi ed ora con Berlusconi. Tutto ciò che ha avversato, ha poi messo in atto, dimenticando la propria ideologia e facendo prevalere quella del poltronismo, che forse coincidevano sin dall’inizio. Sull’altra sponda la Lega, prima al governo con i 5 stelle, poi fuori e poi, ancora una volta, dentro.  

In sostanza, si tratta di un’operazione di ristrutturazione. La politica è costretta a cedere il proprio potere limitandosi a rappresentare gli umori popolari. Essa quindi si sdoppia: il “Tecnico”, investito dalla fiducia, cercherà di governare la nazione barcamenandosi tra i partiti, mentre di fatto probabilmente “risponderà” all’Europa per ovvii motivi. Gli italiani, ancora una volta, ne subiranno le conseguenze, che forse saranno meno peggiori di quelle che sarebbero toccate loro con la sfortunata eventuale continuazione del governo precedente.

È il mercoledì delle ceneri. Con Draghi finisce il carnevale. Ma si spera che anche questo governo abbia un tempo limitato e, al contempo, utile a “ricostruire” quanto distrutto da decenni di cattiva politica.

È tempo di ripristinare la meritocrazia e ridurre l’assistenzialismo, riformare la giustizia e la pubblica amministrazione, la scuola e la burocrazia. Poi, alle urne, affinché il popolo torni ad essere sovrano e la politica regina. Nient’altro. Poi, Draghi, potrà anche prendere il posto di Mattarella.                                                       

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