Carissimi fratelli e sorelle,
guardando al presepe, in questo Santo Natale, dopo aver deposto il bambinello nella mangiatoia, piccolo e semplice, povero e bisognoso di cure, contempliamo la tenerezza delle sue braccia aperte.
Non rappresentano un gesto di resa ma esprimono la generosità del dono e, allo stesso tempo, narrano la bellezza dell’accoglienza e svelano la verità del Natale cristiano: l’abbraccio carnale di Dio con l’umanità. Un abbraccio che diverrà salvezza – per sempre e per tutti – quando le braccia del Signore saranno aperte anzi, spalancate sulla croce.
Quelle braccia aperte sono il segno di un’alleanza nuova tra l’eternità del Creatore e lo spazio e il tempo di ogni uomo e di ogni donna lungo oltre duemila anni di storia.
Quelle braccia aperte verso l’infinito ci indicano con chiarezza che le attese di pace del mondo, gli affanni della nostra città, in questi ultimi giorni nuovamente colpita da gravi atti criminali, la fatica delle nostre famiglie, i nostri personali progetti e anche i semplici desideri dei bambini. E poi, le ansie dei papà e delle mamme, la lotta degli ammalati contro le malattie più gravi, la disperazione dei disoccupati, la solitudine degli anziani, la rassegnazione… dei poveri, il dolore degli sconfitti, i tormenti dei detenuti: tutto trova quiete e consolazione tra quelle braccia.
Quelle braccia aperte danno significato all’amore salvifico e suscitano speranza. Scrive Papa Francesco nella Bolla d’indizione del Giubileo: “La speranza, infatti, nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce”. Ecco perché, fratelli e sorelle, il Natale è la festa della speranza. Proprio perché è la festa dell’amore più grande adagiato in una mangiatoia: a Betlemme, quella notte, non c’era altro posto per far nascere la speranza. Lo diceva anche Péguy: “La speranza è nata il giorno di Natale”.
Un pensiero speciale, in questo Natale, lo riservo ai nostri giovani.
A voi ragazzi, giungano i miei auguri: con le braccia aperte davanti al presepe chiedete a Gesù Bambino di diventare “cercatori di speranza”. Iniziate da questo Natale… ma attenti, non inseguite le mode passeggere, non lasciatevi incantare dai falsi idoli, da chi vi propone futuri facili, da chi vi indica le scorciatoie e vi nasconde la stella polare. Rifuggite da chi vi vuole vendere allucinazioni in offerta speciale. “L’illusione delle droghe – scrive di voi il Papa -, il rischio della trasgressione e la ricerca dell’effimero creano in loro più che in altri confusione e nascondono la bellezza e il senso della vita, facendoli scivolare in baratri oscuri e spingendoli a compiere gesti autodistruttivi”.
Non sia così per voi: la speranza è un’altra storia. Riponetela nell’amore per l’impegno e nel dono del vostro tempo e delle vostre belle energie a chi sta più indietro di voi ed è sfiduciato. Non fate mai un passo indietro davanti alla necessità della fatica e del sacrificio. Non arrendetevi nemmeno di fronte agli ostacoli. E, se da soli non ce la fate, abbiate il coraggio di chiedere aiuto a chi vi ama gratis e senza pretendere nulla in cambio.
Nel fare gli auguri ai vostri cari in questi giorni non risparmiatevi in sorrisi e in abbracci. Ma approfittate di queste feste per aprire le braccia e riversare amore: chiedete perdono a chi se lo aspetta da voi, restituitelo a chi vi ha deluso. E poi, sforzatevi di dire sempre “grazie”. Non immaginate nemmeno che gioia sentirete nel cuore. Sarà davvero Natale e la pace, quella di Gesù Bambino, abiterà in voi.
A noi adulti e, soprattutto, a chi tra noi vive la missione educativa, auguro il dono della pazienza. Papa Francesco in un altro brano della “Spes non confundit”, scrive: “Nell’epoca di internet, inoltre, dove lo spazio e il tempo sono soppiantati dal ‘qui ed ora’, la pazienza non è di casa. Se fossimo ancora capaci di guardare con stupore al creato, potremmo comprendere quanto decisiva sia la pazienza”. Essa è un dono dello Spirito Santo ed è la virtù per la quale nella vocazione dei genitori, degli educatori, dei sacerdoti, dei docenti… non dovrebbe mai accendersi la spia della riserva: “Pertanto, impariamo a chiedere spesso la grazia della pazienza, che è figlia della speranza e nello stesso tempo la sostiene”, è il consiglio del Papa.
Il Natale del Signore ci faccia gustare la bellezza della speranza che non delude: essa illumina di verità il nostro presente e ci aiuta a costruire con fiducia il nostro futuro. Giungano a tutti voi i miei auguri e quelli del mio confratello Angelo Raffaele: il Bambinello vi benedica con le braccia aperte e doni serenità e pace alle vostre famiglie.