11.2 C
Lecce
martedì, Aprile 22, 2025

Franciscus. Il silenzio che ci interroga. Un nome, un’eredità

Da Leggere

Papa Francesco è morto ieri 21 aprile 2025 alle 7.35.

C’è chi parla di ‘coincidenza’ chi di ‘Provvidenza.  Una cosa è certa, al di là delle convinzioni personali, condivisibili o meno: la notizia è piombata nel mondo con il peso di un nome che, volenti o nolenti, ha lasciato il segno. Un segno profondo, indelebile. In poche ore si sono moltiplicate le dichiarazioni: cardinali, capi di Stato, leader religiosi, opinionisti. Tutti uniti nel cordoglio, nella gratitudine, a volte nella retorica. Ma ora che le campane scandiscono il lutto  e i leader si affrettano a rendere omaggio, vale la pena fermarsi un istante e chiedersi: che cosa rappresentava davvero questo pontefice per il nostro tempo?

Francesco non è stato un Papa comodo. Non lo è stato per la Chiesa, spesso sorpresa e spaesata dalle sue scelte e dai suoi gesti. Non lo è stato per i potenti, a cui ha parlato chiaro, troppo chiaro. Ha disturbato. Ha predicato la misericordia e ha rifiutato i formalismi. Ha scelto Lampedusa prima dei palazzi, i poveri prima delle poltrone, il silenzio del Vangelo prima dei clamori del potere.

Eppure oggi, proprio da quei palazzi, si levano le lodi più solenni. Emmanuel Macron parla di pace, Ursula von der Leyen di umiltà, Javier Milei — il presidente argentino spesso in contrasto con lui — proclama addirittura sette giorni di lutto nazionale. Zelensky ne esalta la voce profetica. Olaf Scholz lo definisce un “riconciliante”. Il mondo intero sembra piangerlo, ma viene da chiedersi: lo abbiamo mai davvero ascoltato?

Francesco ha parlato a tutti, non solo ai cattolici. Il Dalai Lama lo ha definito “un esempio di vita semplice ma significativa”. Ahmed el-Tayeb, il grande imam di al-Azhar, lo ha salutato come “fratello nell’umanità”. Bartolomeo I ha pianto la perdita di un amico sincero. Questi non sono solo segni di rispetto. Sono il riconoscimento verso un Pontefice che ha cercato di costruire ponti laddove per secoli si sono alzati muri invalicabili. Un uomo ed un Padre che ha pregato con i musulmani, che ha incontrato gli ‘scartati’, che ha baciato i piedi dei ‘carcerati’, il viso degli ammalati, che ha ‘urlato’ no alla guerra, senza se e senza ma. Con forza, con convinzione.

Ora che la sua voce si è spenta, il rischio è evidente: che tutto venga reso innocuo, che il suo messaggio venga confezionato in forma rassicurante, privato del suo slancio profetico. Eppure lui stesso ha scelto per sé una tomba nella terra, senza ornamenti, con la sola iscrizione: Franciscus.

È facile elogiare chi non può più replicare. È più difficile raccogliere il peso delle sue parole. Papa Francesco ha chiesto a gran voce una Chiesa povera per i poveri. Ha affermato più e più volte che i muri vanno abbattuti, che il denaro idolatrato è veleno, che i migranti sono fratelli, che le guerre generano morte. E lo ha fatto quando non conveniva, quando avrebbe potuto tacere, quando parlare era controproducente.  Ora che il silenzio è sceso, sarà più facile fargli dire ciò che ci piace, anziché ciò che pensava davvero.

Il funerale sarà sabato. Sarà imponente, solenne, affollato. Ma la sua eredità non si gioca lì.
Si gioca dopo. Nel vuoto che lascia. Nella coerenza — o nella sua assenza — con cui la Chiesa e il mondo decideranno di raccogliere il suo testimone, ora che non può più disturbare.

Francesco non voleva essere ricordato come un’icona.
Voleva essere seguito.

E allora, in mezzo al coro delle lodi, la domanda più onesta che possiamo porci è questa:
siamo disposti ad ascoltarlo davvero, ora che non è più tra noi?

Perché il mondo non ha bisogno di figure da celebrare a distanza, da evocare nelle cerimonie.
Ha bisogno di coscienze sveglie, di vite messe in discussione, di coraggio vero.

E lui, da Franciscus, ci ha provato. Con la forza del suo esempio, con la radicalità del suo amore, con il peso del suo silenzio.

Un nome scelto come testamento.
Un nome che oggi interroga tutti noi.
Franciscus.

Ultime News

Per ora “Grazie e il grazie impone tanto silenzio. Avremo bisogno di tempo per capire meglio”

di Rocco D' AMBROSIO Un’immagine ricorrente, che papa Francesco ci ha sottolineato spesso durante la pandemia, è quella della barca,...