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venerdì, Novembre 22, 2024

Chi mettiamo in sella?

Da Leggere

di Rossella Barletta

L’idea non è frutto della mia immaginazione. Mi è piaciuta tanto quando l’ho letta che ho desiderato subito divulgarla e rivolgerla agli amministratori locali preposti alla viabilità (senza escludere i cittadini) così che possano prendere spunto, eventualmente approfondirla, estenderla, condividerla. Non ignorarla.

La nota giornalistica è apparsa su Il venerdì del 5 gennaio u.s., n. 1868 (pag. 41). Si tratta di questo: il Comune di Trento riconoscerà a 150 dipendenti «25 centesimi a chilometro, per un importo massimo di due euro al giorno, a chi andrà al lavoro in bicicletta. A calcolare chilometri e tragitti sarà un’ app. E i primi sette dipendenti comunali che percorreranno più chilometri riceveranno un premio tra 20 e 50 euro».

Il programma è stato chiamato Bike To Work. Se i risultati saranno quelli auspicati, è garantita l’estensione ad altre categorie di cittadini «come succede a Imola dove il Comune e 15 aziende pagano 630 persone perché pedalino». Col fine, aggiungo io, di rendere funzionali le piste ciclabili che, per l’amore del cielo, sono utili ma, qui da noi, quasi nessuno le utilizza. Sono così sporadici i ciclisti in città che è facile vedere camminarvi i pedoni perché si sentono più sicuri…facendo svanire il senso e il motivo della realizzazione, mentre le auto intasano, ingorgano, strombazzano e inquinano.

Eppure, sono convinta, ogni famiglia ha in garage almeno due biciclette. Quando si usano? Non in estate perché qui fa troppo caldo, non in inverno perché piove e fa freddo (?!?!), non in primavera perché tira vento e scompiglia i capelli. E quindi…

Abitiamo in una comoda pianura; paradossalmente i nonni di molti di noi, inforcavano abitualmente la bicicletta (chi la possedeva, beninteso) per andare a lavorare, senza ricevere incentivi di sorta né percorrendo le piste ciclabili che non esistevano. Ma si sa. I comportamenti umani sono frutto delle mode e l’evoluzione dei costumi sociali è come il tempo: non si può fermare. Ripensarli, tuttavia, si può.

Se mi interessassi della viabilità pubblica nella mia città, mi metterei in contatto con uno dei Comuni citati per uno scambio di idee, per raccogliere dati e suggerimenti al fine di replicare il progetto appena scritto, per adattarlo alla realtà urbana locale e, insomma, non trascurarlo.

Sarebbe un’occasione per pubblicizzare la funzione delle piste ciclabili che si stanno allestendo in sordina senza accompagnarle con una campagna pubblicizzata mirata ad educare i cittadini all’uso.

Mi piacerebbe sapere chi prenderà in considerazione questo invito che, alla fine, non è da disprezzare.

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