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venerdì, Novembre 22, 2024

Recensioni#Il Libro| Le Tre Profezie. Appunti per il futuro

Da Leggere

Massimo Basurto
Massimo Basurto
Avvocato/ Responsabile Associazione Arbitri

La quarantena forzata ha alimentato la passione che , per la verità ancora pochi italiani, coltivano : la lettura.

Un buon libro accompagna meglio il tempo dell’uomo anche quando, ormai, non è solo una scelta di formazione o arricchimento culturale, ma diventa un vero e proprio stile di vita .

Ed è così che vi racconto le sensazioni che alcuni libri, ultimamente letti, mi hanno comunicato . Ovviamente senza la pretesa di farne recensione non avendone la capacità né osando farlo .

Ebbene “Le Tre Profezie” di Giulio Tremonti, si aggiunge alla mia personale libreria del saggista-professore universitario che conta anche “Bugie e Verità. La ragione dei popoli “ (Mondadori 2013) e “ Mundus furiosus “ (Mondadori 2016). Non ho avuto ahimè il modo di leggere altro dell’autore .

Mi sono accostato alla lettura del Le Tre Profezie pensando aprioristicamente al solito saggio frutto della commistione tra frequentazione del potere politico , che Tremonti ben conosce per essere stato più volte Ministro della Repubblica , ed attività accademica essendo l’autore professore universitario in materie economiche e finanziarie sin dal 1974 .

Ed invece all’analisi economica e giuridica, in questa opera, aggiunge un tassello sino ad ora inesplorato e che mi ha affascinato e sorpreso , quello culturale .

Per capire il grande disordine che oggi investe le nostre vite, Giulio Tremonti prende spunto da tre profezie che emergono dal profondo della storia .

Quella di Marx sulla deriva del capitalismo globale, la previsione di Goethe sul potere mefistofelico del denaro e del mondo digitale ( dove al posto del vecchio cartesiano cogito vale un categorico digito ergo sum! ), infine l’intuizione di Leopardi sulla crisi di una civiltà che diviene cosmopolita .

Sembra di essere tornati agli anni ’20 di Weimar, in una società stravolta e incubatrice di virus politici estremi; ed in questa senso la giovane “talpa” del populismo sta scavando il terreno .

Ci parla di una nuova antropologia globale, un mondo dove l’estetica ha preso il posto dell’etica e l’influencer ne è divenuto il profeta ; dove il reality ha preso il posto della realtà , con l’effetto che gli attori  non recitano la vita, piuttosto è la vita che diventa essa stessa una recita.

Tremonti analizza come il principio generatore della globalizzazione si collochi nel punto in cui il destino del comunismo fatalmente incrocia quello della democrazia, e questo punto si incrociò alla metà degli anni ’70.

In fondo per battere il nazifascismo è stata necessaria una guerra mondiale, per battere il comunismo è stato sufficiente “ aprire supermercati “.

E queste rotte oggi sono denominate in forma diversa ma non ci vuole molto per capire che si tratta della stessa cosa :” Vie della seta, Asia armoniosa ecc. ecc..”

E’ assolutamente affascinante l’analisi che Tremonti poi svolge del populismo in generale , quando distingue varie forme di populismo : alcune rivolte verso il futuro, altre verso il passato, alcune soft, altre hard, alcune tendenti all’anarchia, altre alla disciplina. Tutte forme di populismo, comunque, riflesso di impressionanti spaccature sociali prima ancora che politiche.

Chiudo queste mie righe con una bellissima riflessione che rassegna Giulio Tremonti, quasi a voler dire che non è solo e tutto Illuminismo il nostro modello di società e politica, ma è anche Romanticismo, e cioè l’idea non divisionista dell’appartenenza dell’uomo a una comunità storica, a una civiltà organica ; l’idea che le radici affondino nella stessa terra in cui riposano le ossa dei padri.

Il rispetto per il particolare e per l’identità , opposto all’universale su scala globale ; il valore proprio delle riserve della memoria , in una parola : le nostre “ radici “ .

Un libro che vi consiglio .

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