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giovedì, Novembre 21, 2024

Srebrenica: un genocidio senza senso

Da Leggere

Massimo Basurto
Massimo Basurto
Avvocato/ Responsabile Associazione Arbitri

Esattamente 25 anni fa, l’11 Luglio del 1995, fu perpetrata la strage di Srebrenica.

  L’esercito della Repubblica Serba, al comando del Generale Ratko Mladic, massacrò 8.372 musulmani bosniaci, in gran parte ragazzi, la strage più grave in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Era lo scenario dell’ex Jugoslavia, era lo scenario della guerra in Bosnia ed Erzegovina, era lo scenario a noi frontaliero, al di là del mare Adriatico.

In quei frangenti l’Italia, come l’Europa intera e soprattutto l’ONU furono corresponsabili del genocidio, un massacro appunto senza senso e con tanti colpevoli. Dall’Italia, come ho avuto già modo di scrivere in un altro articolo su “Il Giornale del Salento” solo il nostro Don Tonino Bello, vescovo della pace e Presidente di Pax Cristi, già gravemente malato e sofferente, partì per Sarajevo, in quei luoghi di guerra, con un drappello di 500 volontari e marciò tra i bombardamenti per portare e chiedere al mondo la pace.

Il conflitto balcanico era di per sé insito di contraddizioni e complicazioni, ma nessun organismo internazionale tentò per davvero il dialogo per la risoluzione di pace, salvo a scatenare l’indignazione dell’occidente dopo qualche anno quando il Presidente del Consiglio Italiano Massimo D’Alema inviò i nostri aerei militari per bombardare l’area dei Balcani.

Il paradosso è che Srebrenica in quel Luglio del 1995 era territorio smilitarizzato sotto la protezione dell’Onu e, ciononostante, continue erano state le violazioni all’accordo di pace tra i contrapposti gruppi armati. Una resa dei conti terribile.  L’Onu aveva incaricato “i caschi blu” delle truppe olandesi di vigilare il territorio ed evitare il propagarsi di ogni atto violento.

Eppure la morte si percepiva dagli odori: case incendiate, animali domestici massacrati, donne violentate e, dinanzi a queste avvisaglie, l’esercito olandese incaricato dall’Onu non solo non interveniva e nemmeno nulla segnalava, ma, diranno i cronisti ed oggi gli storici, partecipava alle violenze sulle donne tenute prigioniere per qualche giorno nei villaggi per poi essere uccise.

I massacri, i genocidi avvengono sempre in costanza di guerre, la domanda allora che dobbiamo porre alle nostre coscienze è un’altra: perché cominciò quella guerra e l’Europa e l’Onu fecero tutto quello che potevano fare per evitare che il conflitto iniziasse?

No, non l’abbiamo fatto: L’Europa si è presentata in quello che stava per succedere nella ex Jugoslavia completamente disunita, anzi qualcosa di peggio, perché ogni paese europeo appoggiava una fazione diversa dei confliggenti, per non parlare del contesto internazionale, Stati Uniti e Paesi Arabi.

Quello di Srebrenica è stato un massacro su base etnica completamente inutile, senza senso da parte di paesi che, paradossalmente, chiedevano di entrare in Europa. Eppure la Jugoslavia aveva una storia, una cultura e un’identità che tollerava la convivenza tra musulmani, serbi e appunto jugoslavi, basta riguardare il bellissimo film Underground di Kusturica.

Gli interessi internazionali alla guerra in quelle aeree c’erano e furono anche sporchi; c’era anzitutto l’interesse internazionale alla spartizione della Jugoslavia. Addirittura gli storici moderni ritengono che la non efficacia, per non dire complicità, dei caschi blu olandesi fu pianificata dagli Stati Uniti per screditare la funzione Onu rispetto a 4 anni di guerra al massacro non risolta.

Ci sono state certamente anche responsabilità personali. La Corte Internazionale di Giustizia nel 2007 e la Corte Penale Internazionale dell’Aia poi, condannò all’ergastolo per genocidio il Generale Ratko Mladic e a 40 anni di reclusione il Presidente della Serbia Radovan Karadzic; in realtà molti altri responsabili non solo non pagarono il loro conto alla storia e alla giustizia, ma nemmeno furono processati.

Il solo effetto positivo di questa tragica vicenda è rappresentato da quel movimento pacifista dinanzi ad un’Europa sorda, assente ed anche colpevole, da quel movimento pacifista che oggi, in Europa e nel mondo non è più voce nel deserto.

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