“Te l’Immaculata la prima pittulata” recita un noto proverbio salentino, ma di fatto la pittula rimane una costante di tutte le festività natalizie e non solo. Oltre il confine del tempo e delle tradizioni spesso è la prima portata anche degli antipasti estivi.
Certo è, che nel periodo di Natale, le cucine del Salento diventano un caleidoscopio di odori irresistibili che si fondono insieme: dall’aroma dolce del lievito al profumo inebriante della farina fresca sino al tuffo nell’olio bollente. Sovente le donne del Salento, con mani esperte e occhi luccicanti di condivisione, lavorano insieme come una squadra affiatata, un team unito per raggiungere il miglior risultato.
Le donne più anziane, le nostre amate nonne con una lunga esperienza nella preparazione delle pittule, fanno da coach, guidano il gruppo, magari intonando qualche antico canto natalizio. Le loro voci raccontano storie di generazioni passate e ogni gesto diviene una sapiente arte tramandata nel tempo. “Le pittule non sono solo semplici frittelle” precisa qualcuna, ma “sono il legame tra il passato e il presente, un sapore che parla della nostra terra“. E come darle torto!
Un’arte tramandata da generazione in generazione, da madre a figlia, da nonna a nipote. E queste piccole sfere d’oro ci ricordano le consuetudini della nostra terra, i sapori, i profumi del Salento. Ci riportano indietro nel tempo nel racconto di una storia che non può essere dimenticata, non può essere sostituita, perché ci identifica e ci unisce, ci innesta nella nostra terra.