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venerdì, Luglio 26, 2024

La “pestanaca” di Sant’Ippazio

Da Leggere

Tutti i prodotti che la terra offre all’uomo, oltre ad una valenza nutritiva, hanno anche una risonanza simbolica di carattere religioso, economico, culturale ecc. In questo percorso si inserisce la pestanaca di Sant’Ippazio, santo protettore di Tiggiano, di cui ricorre in questi giorni la ricorrenza religiosa. La pestanaca dalle caratteristiche uniche giallo-viola è una varietà locale di carota, sopravvissuta alla scomparsa proprio grazie al forte legame semantico-religioso col territorio del piccolo paese leccese. Così come dall’approfondimento contenuto in BiodiverSO (Casaluci, 2016) la pestanaca infatti è la protagonista dai tempi lontani  della fiera del 19 gennaio (festa di Sant’Ippazio) che coincide con il periodo in cui l’ortaggio arriva a maturazione. “La classificazione e la nomenclatura popolare dei prodotti ortofrutticoli era di grande importanza in quanto si inseriva nel sistema di trasmissione orale delle conoscenze: molti nomi popolari di frutta e verdura, anche grazie al richiamo di celebrazioni religiose, indicavano i tempi di raccolta o di semina, contribuendo così a trasmettere conoscenze utili alla sopravvivenza”.

Non solo a Tiggiano, ma questa carota è anche presente alla Candelora a Specchia il 2 febbraio ed a quella di San Biagio a Corsano il 3 febbraio, paesi limitrofi.

Di Sant’Ippazio inoltre si sa molto poco, se non che il il suo culto diffuso nella Chiesa bizantina giunse in Italia meridionale nel IV secolo d.c. Da sempre fu ritenuto protettore della virilità e dell’apparato genitale maschile, dell’ernia inguinale, in quanto si tramanda che lui stesso ne soffrì per un calcio ricevuto al basso ventre durante un’accesa discussione con gli ariani. Seguendo questo filo rosso e nel contesto di una cultura agricola la pestanaca diventò un simbolo che richiama il potere taumaturgico del santo.

In questo suggestivo contesto agricolo la pestanaca ed un santo si ritrovano collocati in rituali legati alla fertilità: il ciclo delle celebrazioni religiose a cui è legata la pestanaca coincide con la sua maturazione, iscrivendosi in periodo del calendario contadino caratterizzato, in una cultura ancora pagana, da riti propiziatori delle forze della Natura nel momento del risveglio della morte apparente dell’inverno. La pestanaca era il primo prodotto dell’anno ad arrivare sulle tavole e sulle bancarelle delle fiere. Il fatto di essere una primizia, le sue caratteristiche morfologiche e la dimensione culturale-religiosa del resto ne hanno creato la simbologia.  La fiera che si svolgeva per Sant’Ippazio rappresentava nel primo mese dell’anno un’occasione di aggregazione e di socialità, nonché di commercio di attrezzi agricolo, sementi ed animali

Oltre all’aspetto legato alla tradizione, come si evince dallo studio di BiodiverSO, la salvaguardia di questa specie di carota ha avuto nel tempo un effetto positivo sulla salvaguardia della biodiversità in quanto si legge: “I prodotti alimentari trasmettono e veicolano quindi specifiche identità etnologiche, sono depositari di significati materiali e immateriali, che non possono essere veramente compresi se li si separa dalla cultura a cui fanno riferimento. Per questo motivo la salvaguardia di varietà antiche passa anche dalla riscoperta di elementi culturali e sociali che in alcuni prodotti della terra hanno trovato espressione simbolica”.

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