Quella di Firenze riapre un tema, in realtà, sempre attuale e doloroso.
Puntualmente quando accade che un uomo perda la vita mentre cerca di portare un pezzo di pane a casa, si punta il dito ora ad uno, ora ad un altro responsabile. Si dice che non c’è regolamentazione, che ci sono troppi subappaltatori, che le gare di appalto sono a ribasso eccessivo. Insomma, tutto lascia pensare che alla base ci siano sempre le stramaledette dinamiche economiche: costi ridotti per massimo profitto.
Chi va a spiegare a quelle famiglie queste logiche?
Non potrò mai dimenticare quando un gruppo di operai, di un ‘azienda molto famosa, mi raccontò che lavoravano intorno al serbatoio per i bagni galvanici, senza alcuna protezione. Ogni giorno respiravano i vapori degli acidi e tornavano a casa con i piedi mal ridotti perché, oltre alle maschere, non avevano neanche gli scarponcini per proteggerli. Ciliegina sulla torta, facevano anche i turni di notte per un salario di 700,00 euro al mese.
Allora? Non ci sto! Qui non si tratta solo di economia, di eccessivo peso della tassazione del lavoro e tutte le ragioni che vengono addotte.
Qui, di fondo, manca il rispetto del prossimo.
Un essere umano non può usarne un altro a proprio piacimento, come una merce, esattamente come ai tempi della schiavitù. Ciò continua ad accadere. Siamo ben lontani dall’idea che in un’impresa è importante il ruolo ricoperto da ogni singolo. Il rispetto dei dipendenti è raro. Ciò avviene ovunque, addirittura, anche laddove si parla di volontariato. Chi offre il proprio tempo al prossimo, spesso, si ritrova ad essere usato da chi specula sulla buona volontà.
È ora di dire basta!
Un minimo di morale ed etica è il primo passo per evitare le sciagure sui luoghi di lavoro. E, a proposito di ciò, si mettano una mano sulla coscienza anche i sindacati che si ergono a paladini e difensori dei lavoratori, ma che spesso, non sono altro che esecutori di volontà politiche non sempre a vantaggio della gente onesta.
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