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sabato, Luglio 27, 2024

8 marzo: abbattiamo le (ormai superate) convenzioni sulla festa della donna

Da Leggere

Rossella Barletta
Rossella Barletta
Rossella Barletta, esperta di storia locale, da oltre quarant’anni indaga sul patrimonio storico, folklorico, antropologico, artigianale, gastronomico del Salento. Negli ultimi tempi il suo interesse precipuo è rivolto al recupero del lessico dialettale e gergale, prima che cada nell’oblio, coi suoi risvolti umani, sociali e storici. Tantissime le sue pubblicazioni, che possono essere consultate su www.rossellabarletta.it o sul sito edizionigrifo.it.

Ho perduto il conto di quanti anni fa (non è vero, lo so, ma al momento desidero ignorarlo!) ho argomentato sul significato di questa giornata che tutto il mondo celebra e suoi buoni propositi ad essa legati. Sistematicamente disattesi a leggere le cronache dei ripetuti angoscianti femminicidi, degli stupri e delle violenze sulle donne.

Sembra una presa in giro ripensando che, nel lontano 1945, venti nazioni approvarono la “Carta della Donna” con cui si chiedeva la pari dignità con l’uomo, nella vita sociale, politica e familiare. A distanza di ben 79 anni i profondi strappi sono tutti da riammendare!

Vista la straordinarietà della giornata che dovrebbe indurre a viverla in modo festoso e, incontro luce, sollecita ad un rinnovato rispetto verso la donna – condannando i soprusi dell’uomo – propongo un modo diverso di celebrazione, svincolato dalle tristezze cui ci portano le cronache quotidiane. Per alleggerire l’atmosfera mi soffermo sui proverbi, i modi di dire, le locuzioni, riferite alla donna, secondo la cultura popolare salentina e italiana. Per la vastità dell’argomento, riporto le espressioni più caratteristiche e ilari.

Secondo un’opinione diffusa, uno dei maggiori difetti della donna è la sua natura rumorosamente ciarliera ossia chiassosa e chiacchierona che, in dialetto, diventa vaiassa o faiassa, aggettivo con cui si definisce pure un temperamento litigioso, irascibile e bisbetico. Per questa indole fastidiosamente chiassosa, sinonimo di irrefrenabile loquacità, segue la seguente frase: sta fasce nna fera, sta facendo una fiera. Chissà quante volte il maschio ha usato questo simbolo identificativo delle femmina. Peggio: della propria compagna di vita!

È risaputo che sul quoziente intellettivo della donna le opinioni non sono…rincuoranti. Perfino secondo Confucio “la donna ha il cervello di una gallina” e, alla domanda di esprimere un giudizio sulla “donna intelligente”, rispose: “ha il cervello di due galline”!

Non sono più lusinghiere o graziose le locuzioni salentine in merito: l’addhrina ete comu la fimmena: quantu cchiù gira cchiù se perde, la gallina è come la femmina: quanto più gira (per casa o per la via), più si perde; nna fimmena e nna pàpara  mpigghianu nna fera  o nna chiazza¸ una donna e una papera infiammano una fiera o una piazza (sinonimo di luogo pubblico); nna fimmena, nna papara e nnu puercu, pupulanu nna fera, una donna, una papera e un maiale, popolano una fiera…con starnazzi e grugniti!

Come si può constatare, è molto diffusa l’assimilazione dell’oca con la donna, soprattutto per l’alto quoziente di stupidità che connoterebbe per l’alto quoziente di stupidità sia il pennuto da cortile sia la donna. In un’interiezione popolare, quasi un’imprecazione, la stupida oca è pure porca: porca l’oca!

Secondo alcune opinioni, tre “d” rovinano l’uomo: diavolo, denaro e donna, per quanto anche l’uomo non è un angelo, anzi è fuoco e la donna è stoppa. E chi li accoppia? Il diavolo! Eppure, incredibilmente, ha una moglie! È il caso di ricordare che già nella Bibbia è ripetutamente ribadito il concetto che è sempre la donna (assumendo le sembianze del diavolo) a condurre a perdizione l’uomo, anche il più saggio.

Due diverse massime avvertono che quando la donna si mette in festa, neppure il diavolo le basta, e, ancora, donna profumata, donna indemoniata. Morale della favola: disgraziati quegli uomini costretti a stare a fianco della donna-diavolo.

Non sono più fortunati quelli ce sopportano la donna lunatica perché: donna e luna, oggi serena e domani bruna;…un giorno chiara, un giorno bruna! Tempo, vento, donna e fortuna, voltano e tornano come la luna; la moda cambia ogni anno, la testa della donna ogni momento. Alla repentina mutabilità del carattere della donna può accostarsi questo aforisma: donna e vino, dolce la sera e acido il mattino. E, sempre a proposito di vino: tre cose portano l’uomo alla rovina: la donna, il gioco e il vino.

Per concludere: chi disse donna disse guai; rispondono: e chi disse uomo…peggio che mai.

Una consolazione benché magra!

Libri dell’autrice

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