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venerdì, Luglio 26, 2024

Potere o non potere, questo è il dilemma

Da Leggere

Flavio Carlino
Flavio Carlinohttp://ilgiornaledelsalento.it
Avvocato e Dottore Commercialista Pubblicista

Il problema non è se conservare o progredire, ossia se essere conservatori o progressisti, di destra o di sinistra. Il vero problema di oggi in politica è se azzardare o starsene buoni per non perdere anche quello che si ha.

Perciò, chi prima era all’opposizione e poi passa alla maggioranza fa le cose molto lentamente, quando è sicuro di quello che fa, in seguito a sondaggi (nella migliore delle ipotesi) o a rumors (in quella peggiore); mentre l’opposizione, fino a poco tempo prima maggioranza, non cerca il dialogo con proposte costruttive, ma agisce con intento distruttivo.

Così il buonsenso e la buona amministrazione vanno a farsi friggere, cedendo il passo alla più utile salvaguardia del deretano. Nel frattempo, una volta posato il didietro su uno scranno qualunque, ci si rende conto del disagio in cui ci si trova. La precarietà, la minaccia, la vulnerabilità, l’incertezza ti offuscano la mente fino al punto da ricordarti che su quello scranno sei solo di passaggio.

L’importante è ricordarsi di non prendere decisioni nette, di parte, anche se utili. Prima sondaggi e rumors, poi, se favorevoli, bisogna aspettarsi agguati di ogni tipo, finanche giudiziari. Se tutto questo passa senza danni, devi annacquare le tue idee con quelle degli altri anche se, alla fine, rischi di non riconoscerle più. Tuttavia, quando esse saranno divenute inutili, perché diverse da quelle originarie, saranno sicuramente accettate.

Se tutto ciò non accade, sei fascista.

Quindi, l’importante non è fare “qualcosa di utile e duraturo”, ma qualcosa che ci faccia “durare sullo scranno” il maggior tempo possibile.

Tutto questo, se di primo acchito può sembrare anomalo, a ben vedere riveste un certo carattere di normalità. Se per tutto il tempo che sono seduto sullo scranno devo schivare le bombe che mi sono rivolte, come faccio a programmare il futuro?

Se il potere giudiziario, quello mediatico e, di questi, in particolare quello “deviato”, mi remano contro, dove trovo il tempo per fare qualcosa di costruttivo e di utile. Alla fine sarò esausto e non potrò fare un granché.

Allora, qual è la soluzione?  

Evitare codardamente di esporsi si da evitare di esprimere le proprie idee, da buoni pusillanimi, come quelli che Dante incontrò appena oltre la porta dell’inferno, o resistere agli attacchi scegliendo di andare avanti, impavidi, nella speranza di cambiare le cose?

Chi sceglie l’ultima delle opzioni smetta di pensare, sia pure disperatamente, che tutto sia impossibile, senza mai dimenticarsi che l’impresa resta ardua e temeraria.

Così, oltre a salvare il deretano, potrà essere utile al mandato, perché in fin dei conti, non si può vivere solo guardandosi le spalle.

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