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venerdì, Luglio 26, 2024

San Benedetto da Norcia: “Per san Benedetto la rondine sotto il tetto”

Da Leggere

Rossella Barletta
Rossella Barletta
Rossella Barletta, esperta di storia locale, da oltre quarant’anni indaga sul patrimonio storico, folklorico, antropologico, artigianale, gastronomico del Salento. Negli ultimi tempi il suo interesse precipuo è rivolto al recupero del lessico dialettale e gergale, prima che cada nell’oblio, coi suoi risvolti umani, sociali e storici. Tantissime le sue pubblicazioni, che possono essere consultate su www.rossellabarletta.it o sul sito edizionigrifo.it.

San Benedetto di Norcia (nato nel 480) rappresenta la più alta espressione del monachesimo occidentale che racchiuse la propria Regola nel monastero per eccellenza, quello di Montecassino, dove morì il 21 marzo 547 e fu sepolto accanto all’amata sorella Scolastica (celebrata il 10 febbraio). Nel 1947 papa Pio XII lo ha proclamato Patrono d’Europa.

Il giorno della sua morte terrestre coincide con l’equinozio di primavera, simboleggiata dalla rondine (famosissimo il proverbio “per san Benedetto la rondine sotto il tetto”). Perché non cadesse nel periodo di Quaresima, è stata spostata all’11 luglio.

A Lecce, tiene viva la memoria del santo in oggetto il “Monastero delle Benedettine San Giovanni Evangelista”, risalente all’epoca normanna (tra XI e XII secolo), edificato per volontà del conte Accardo II nel 1133 a cui è dedicata la corte in cui si trova, nel rione delle Bombarde, nel cuore del centro storico.

Le claustrali che lo abitano non osservano più la stretta clausura (ridimensionata dopo il Concilio Vaticano II, 1962-1965) e hanno dovuto adeguarsi al mutamento dei tempi, all’evolversi della società che, spesso, significa accogliere modelli di attività industriale e di comunicazione sociale tra cui, per esempio, quelli di aiutare le fasce fragili della comunità civile locale, assecondando con immutata fede la Regola dell’Ordine di San Benedetto. Il precetto principale è: Ora et labora. Esso stabilisce il tempo per la preghiera – sia personale che comune – e il tempo per il lavoro e lo studio, sintetizzati nel motto sopradetto in cui è contemplata la preghiera nel suo ampio significato (che racchiude liturgia e canto gregoriano) e il lavoro prevalentemente manuale, nell’orto claustrale o, come nel caso di questo monastero, nella riproposizione dell’antica lavorazione della pasta di mandorla, eseguita rispettando la ricetta tradizionale del ‘700, nelle forme ricche di simbolismo.

Nella Regola si insiste sulla necessità di una assoluta autosufficienza del monastero che deve disporre di acqua, terra da coltivare e pure di un mulino “affinché i monaci non siano costretti a venire a contatto con la corruzione del mondo esterno per sostentarsi”. (Cerinotti)

Da oltre due decenni, accanto alla tradizione convivono le nuove tecnologie, incanalate nell’editoria di pubblicazioni di discipline contemporanee.

Oltre alla sfera religiosa, il lavoro delle monache benedettine di “San Giovanni Evangelista” è condensato nella realizzazione di merletti, ricami, fiori di perline, oggetti in terracotta e tanto altro, in passato molto più intenso e proficuo, esposto nel Museo omonimo, caratterizzato da tanti interessanti manufatti ed oggetti di manualità secolare e da interessanti tele pittoriche che vanno dal 1400 al 1800.

Per concludere, una nota astronomica: dal 21 marzo il giorno, uguale alla notte, si allunga sensibilmente, tanto che i contadini di un tempo si potevano dedicare ai lavori della campagna fino a sera e cominciavano a portarsi la merenda pomeridiana.

San Benedetto è protettore degli agricoltori, architetti, cavalieri del lavoro, chimici, ingegneri speleologi.

Libri dell’autrice

 

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