Carissimi tutti, che insieme con me avete camminato lungo le vie del centro di questa città per inaugurare i giorni di festa in onore dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato, patroni e protettori della nostra Lecce e della Chiesa locale, giunga a voi tutti il mio saluto con le stesse parole di San Paolo ai cristiani di Corinto: “Fratelli miei, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi” (2Corinzi 13,11).
Il devoto rito della processione che per tradizione torna ogni anno il 24 di agosto non è una sterile pratica propiziatoria; né, tanto meno, una passeggiata nel cuore di una città che spesso avverto assente e lontana dalle “cose di Dio”; e ancor meno rappresenta una passerella per preti e politici, impreziosita dal luccichìo e dalla fama di questi tre artistici simulacri che passano in mezzo a due ali di folla incuriosita.
Mi è capitato di incrociare gli sguardi di persone intente a scattare una foto o a girare un video da mandare agli amici, più che a essere concentrati a cogliere con il cuore la sacralità del momento che abbiamo vissuto insieme.
No, fratelli e sorelle, amati dal Signore! Chi ci crede davvero, stasera ha compiuto un autentico atto di fede. Ha voluto, infatti, uscire allo scoperto e, attraverso questo breve pellegrinaggio, ha voluto dire a tutti, senza vergogna: “Io ci credo! Credo fermamente nelle verità del Vangelo. E guardo con ammirazione a questi tre santi – che non hanno rinnegato e tradito il Signore pur sotto la minaccia della morte -. Guardo a loro come a modelli da seguire e da imitare nella mia vita”.
Penso a loro stasera. E penso, cari fratelli e sorelle, ai tanti martiri di oggi che, forse inconsapevolmente, subiscono la stessa sorte. Penso alle persone che vivono da mesi o da anni con la paura di morire sotto le bombe e che fuggono dalla loro terra perché hanno perso la casa, il lavoro, gli affetti. Sono i martiri di oggi. Sono i martiri delle guerre più vicine a noi e sono i martiri delle guerre dimenticate perché non fanno audience e non attraggono gli interessi della politica internazionale e dell’alta finanza mondiale.
Sono i nuovi martiri. Essi sono per tutti noi i veri maestri della speranza perché vivono proiettati al domani con il grande desiderio della vita e della pace. Oronzo, Giusto e Fortunato, martiri per la fede, oggi ci dicono che la verità in cui è racchiusa la speranza non sono le armi ma la non violenza, non è l’odio ma l’amore: è l’amore l’unica verità che dà vita, forza e consistenza alla convivenza umana.
Care autorità, cari amici amministratori, cari “artigiani” del bene comune, il nostro Patrono questa sera torna a ricordarci che chi ama Dio, ama la città. “Ti ho protetta e sempre ti proteggerò”: queste sono le parole che la tradizione ha da sempre attribuito a Sant’Oronzo un attimo prima di essere decapitato: in quel momento il nostro protettore promise di proteggere noi Leccesi per sempre.
Cari amici che avete ricevuto la fiducia e il consenso del popolo di Lecce, Sant’Oronzo anche oggi VI CHIEDE, oserei dire, VI ORDINA di amare la nostra città.
Come si fa? Iniziate dai poveri, dai senza tetto, da chi brancola nel buio della disperazione, da chi ormai non ha più voce e non ha più coraggio ma che continua ad avere un grande desiderio di vita; una grande voglia soprattutto di liberazione dall’angoscia della disoccupazione.
Qualche giorno riflettevamo – insieme con gli operatori della Caritas – sul fatto che, mentre i poveri continuano ad affollare numerosi le nostre mense quotidiane, in particolare alla Casa della Carità e a Santa Rosa, o a bussare alla nostra porta per un sostegno economico, vanno aumentando coloro che chiedono lavoro.
Consentitemi, a questo proposito, di inginocchiarmi simbolicamente davanti a tutti i volontari che ogni giorno, nel silenzio e la gioia nel cuore, offrono un pasto caldo a chi non può permetterselo. Fatemi baciare le mani delle donne e degli uomini di buona volontà che con il sorriso sulle labbra si fanno “SERVI” anche al posto nostro: anche loro sono,
come il nostro sindaco, “primi cittadini” perché anch’essi si impegnano per il bene comune dei più fragili.
Tornando alla mancanza di lavoro. Molti dei nostri bisognosi, specie quelli più giovani, oggi cercano una soluzione a lunga scadenza, vogliono investire in fiducia e ottimismo, vogliono garantire ai propri figli un oggi e un domani dignitosi.
La buona politica – ha scritto Papa Francesco – è quella che “si preoccupa dei disoccupati e sa molto bene quanto possa essere triste una domenica, quando il lunedì è un altro giorno senza poter andare a lavorare”.
Iniziate da loro, uomini e donne della politica.
Iniziate da loro per costruire nella città degli uomini la tenda della speranza: alzate bene le antenne del vostro servizio e intercettate tutte quelle opportunità promosse – specie dall’Unione Europea – che possano creare opportunità di lavoro e di benessere e garantire occasioni di rinascita per tanti nostri concittadini.
Il Giubileo che è alle porte, così come lo vuole il Santo Padre, sarà un anno dedicato alla speranza: tutti abbiamo bisogno di convertirci alla speranza di un mondo più giusto e migliore, a quella speranza che ci fa essere tutti, nel nostro piccolo, costruttori di futuro e di
fraternità. Tutti dobbiamo convertirci – come Oronzo, Giusto e Fortunato – alla speranza che non delude e che viene solo da Dio.
Mi avvio a conclusione – so bene che volete correre a casa perché tra poco c’è Inter-Lecce – . Chiudo questo messaggio con il consueto pensiero ai nostri ragazzi e ai loro genitori. Sapete che i giovani li porto nel cuore e che, quando prego per un futuro più bello e più sostenibile, penso soprattutto a loro.
Leggevo giorni fa l’analisi di una brava psicologa riguardo all’aumento notevole dei casi di violenza tra gli adolescenti. Purtroppo, questi comportamenti ottengono sui media una notevole visibilità. Spesso, infatti, sono gli stessi giovani a filmare e postare aggressioni nei confronti di soggetti più fragili: per alcuni di loro, purtroppo, la violenza diventa un antidoto alla noia.
Anche San Giovanni Paolo II, trent’anni fa, proprio qui, da Lecce – era il 18 settembre 1994, anniversario che, come Chiesa diocesana, celebreremo adeguatamente nelle prossime settimane -, dalla nostra città il Papa polacco, incontrando i giovani della diocesi quando inaugurò il Centro Mediterraneo di Cultura a lui intitolato, lanciò l’accorato appello sul disagio dei ragazzi.
Un grosso peso in queste situazioni di malessere tra i giovani ce l’ha, purtroppo, il consumo di droghe e di alcool, anch’esso in crescita. Per non citare alcune serie tv e alcune canzoni nelle quali prevale una strana narrazione che tende a “normalizzare” la violenza e l’abuso di sostanze stupefacenti. “Sono esperienze che confondono i ragazzi, specialmente quelli privi di punti di riferimento e che al contempo svuotano di valore e di senso la vita umana”.
Come tutti voi genitori, anch’io sono molto preoccupato: ascoltiamo di più i nostri figli, dedichiamo loro più tempo. Col nostro esempio di cittadini responsabili, trasmettiamo loro il valore dell’impegno e la forza fruttuosa del sacrificio. Insegniamo loro che ogni traguardo, a partire dai buoni risultati scolastici, si può raggiungere solo con la passione, la rinuncia alla bella vita e il compimento dei nostri doveri quotidiani. Cari genitori, il vescovo è al vostro fianco in questa difficile missione educativa.
Prima di salutarvi, voglio mandare un bacio in cielo per raggiungere un sacerdote santo che un anno fa, proprio nel giorno della festa del Santo di cui porta il nome e di cui era devotissimo, il 26 agosto dell’anno scorso è tornato in paradiso: don Oronzo De Simone anche stasera è con noi. Lo sento vicino e prega con noi il Signore, per intercessione dei nostri Santi Patroni, perché la speranza torni a regnare nelle nostre case.
Fratelli e sorelle, il vescovo vi vuole un bene dell’anima e vi invita a guardare con fiducia verso l’alba nuova che la Provvidenza prepara per noi. Prego ogni giorno perché il buon Dio trasformi il cuore di tutti e lo renda traboccante di speranza.
Vedrete, ne sono certo, “il Signore darà forza al suo popolo e benedirà il suo popolo con la pace”. Amen.
Lecce, 24 agosto 2024
✠ Michele Seccia
Arcivescovo Metropolita di Lecce