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sabato, Aprile 12, 2025

Osanna nei cieli, pace nei cuori: la domenica delle Palme come via d’amore

Da Leggere

di Luca Santoro  

 La Domenica delle Palme è un’importante ricorrenza del Cristianesimo che segna l’inizio  della Settimana Santa. Essa commemora l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, un episodio  narrato nei Vangeli. Scriverà, infatti, Matteo (Mt 21,9-10): «Osanna al figlio di Davide! Benedetto  colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Osanna, che in ebraico  significa “Salva, ti prego”, si ritrova anche nel Salmo (Sal 118,25-26): «Ti preghiamo, Signore:  dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!».  

 Nel contesto biblico, la palma è anche un simbolo di giustizia e di coloro che sono vittoriosi  per la loro fede. Ad esempio, nel libro dell’Apocalisse (Ap, 7-9), si parla di una grande folla che  tiene rami di palma nelle mani come segno di vittoria e di purificazione: «Dopo queste cose vidi:  ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.  Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano  rami di palma nelle loro mani».  

 Un appuntamento che si svolge con il raduno presso la Cappella dei Santi Medici dove  avverrà la benedizione dei ramoscelli d’ulivo alle ore 10:00 e, a seguire, la processione e la  Celebrazione eucaristica presso la Chiesa Madre.  

 Le cerimonie religiose saranno celebrate dal parroco Don Salvatore Scardino che ha esteso  un messaggio devozionale a tutta la comunità: «Carissimi fedeli di Melendugno, questa  celebrazione ci invita a vivere la Settimana Santa con il cuore aperto e disponibile alla grazia di  Dio». Ha poi continuato: «Il nostro cammino di fede, come quello di Gesù, passa attraverso  momenti di gioia e di prova, di speranza e di dolore. Accogliamo, dunque, questa Settimana Santa  come un momento di conversione, di preghiera e di riconciliazione». «I rami d’ulivo, ha poi  concluso Don Salvatore, che porteremo nelle nostre case non siano soltanto un simbolo esterno ma  il segno di un cuore che sceglie la pace, il perdono e la speranza. Guardiamo, infine, a Cristo che si  dona per noi e lasciamoci trasformare dal suo infinito amore».  

 Questa solennità ci ricorda, infine, che il cristiano deve imitare l’umiltà di Cristo che, pur  essendo il Re del mondo, ha scelto di vivere come servo e di accogliere la Croce per la salvezza  dell’umanità come ha annunciato lo stesso Gesù: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se  stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Mt 16,24).  

 Rinunciare a sé stessi, infatti, non significa “sacrificio di sé” ma sottomettersi al suo  controllo in modo così completo che l’io non ha più diritti. Prendere la croce, inoltre, significa  essere disposti a sopportare sofferenze e morire al peccato.  

 Seguire Gesù, insomma, significa vivere come Egli ha vissuto: con umiltà, povertà,  compassione, amore, misericordia e ogni altra virtù celeste.

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