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domenica, Novembre 24, 2024

‘Sorridi’ di Alda Merini: una poesia che invita alla rinascita

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Il 21 marzo di ogni anno ricorre la Giornata mondiale della Poesia, istituita nel 1999 dall’UNESCO e celebrata per la prima volta nel 2000. È l’occasione per celebrare “l’incontro tra le diverse forme della creatività, affrontando le sfide che la comunicazione e la cultura attraversano in questi anni”, chiariva Giovanni Puglisi, allora Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco.

Scopo principale dell’evento è la valorizzazione dell’espressione poetica nella promozione del dialogo interculturale, della comunicazione e della pace. E, si potrebbe aggiungere, non è un caso che sia stato scelto per la giornata della poesia il primo giorno di primavera: il suo significato, nell’immaginario collettivo, di nuova vita, di ri- nascita e rinnovamento si coniuga bene con la bellezza colta ed espressa dalla poesia in ogni tempo e per ogni uomo.

La poesia non è quindi solo un genere letterario in versi, ma è soprattutto espressione dell’anima dell’uomo, della sua emotività, del suo spessore, della sua sensibilità, di un’essenza che perde ogni connotazione temporale e spaziale per divenire eterna, universale.  Versi, rime, strofe, ritmi si fondono in un unicum irripetibile, inimitabile, che solletica la sfera intima dell’uomo, sprigionando emozioni e sentimenti che uniscono, in un abbraccio circolare, gli uomini di tutti i tempi.

Sboccia come un fiore all’improvviso, traendo ispirazione da un oggetto, da un gesto semplice, da un incontro o un evento… o semplicemente da un sentimento! E poiché la casa della poesia non avrà mai porte”, come ha scritto Alda Merini, essa diventa un canto dell’uomo che crea ponti, legami,  nella condivisione di gioie o sofferenze.

Nella diversità delle forme espressive individuali la ‘Bellezza’ della poesia può divenire oggi, nel buio ancora sconfortante di una pandemia, quella luce che dona, seppur per un momento, per un brevissimo istante, sollievo, che fa sentire sulla pelle la dolce brezza dell’armonia, ricordandoci che si può essere distanti, ma non soli, in quanto la forza generativa della poesia crea condivisione, empatia, abbattendo distanze, muri e lockdown.

Tantissimi i poeti e una moltitudine di poesie sarebbero da citare, stelle che rendono unico il firmamento della scrittura in versi.

In concomitanza con la giornata mondiale della poesia ricordiamo, però, una poetessa che così si presenta: “Sono nata il ventuno a primavera, ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle, potesse scatenar tempesta”. Nata il 21 marzo del 1931, oggi avrebbe compiuto 90 anni. Alda Merini con la sua collana di perle, la sigaretta accesa tra le mani, il suo rossetto,  il suo sguardo penetrante, il suo altalenare tra ‘geniale’ follia e lucidità, ha dato voce e luce  agli angoli scomodi, imbarazzanti dell’anima, agli spasmi di amori tormentati, alle inquietudini dei diversi, alle angosce degli esclusi.

Una donna che attraverso i suoi versi ci fa sentire e vivere con lei i periodi bui di una vita che dal 1964, dopo il matrimonio e la nascita delle prime due figlie, attraversa per 20 anni i corridoi e le stanze del manicomio.  Luogo di malattia mentale, di solitudine, luogo di disperazione diventa per lei un sicuro rifugio, come raccontato nelle pagine de “La pazza della porta accanto”.

Eppure il racconto non chiude con lo sconforto e la disperazione, ma con la rinascita coraggiosa di una donna,  che dal manicomio, torna nella sua amata  Milano, trova la forza di  rialzarsi, di superare stereotipi e pregiudizi, ri-conquistando il pubblico, il mondo dell’editoria, divenendo una icona pop, un caso editoriale unico. E con la potenza evocativa della sua poesia è oggi una delle poetesse più amate, voce scomoda  di chi ha attraversato la sofferenza e il dolore, che diventa inno alla   vita e all’amore. Questo ci lascia nelle sue poesie, nella sua storia: in fondo tunnel   c’è la luce, la possibilità della rinascita, la speranza dello sbocciare di una nuova vita.

E, probabilmente, anche in questo periodo, forse il più buio del nuovo millennio, Alda Merini ci ricorda di non rinnegare la vita, ci ‘urla’ che tutto finirà, che le inquietudini, le ansie e le paure e le lacrime causate da un virus aggressivo lasceranno il posto alla rinascita.

Tra le sue tante poesie, tutte meravigliose, ho scelto di concludere con Sorridi, un modo per rendere omaggio alle tante donne, madri, mogli, medici, infermiere, operatrici sanitarie, dirigenti, docenti e a tutte quelle donne in prima linea, in ogni campo, in ogni mestiere, in questo snervante e insidioso periodo di emergenza sanitaria. E non me ne voglia il mondo maschile per questo pensiero di stima al femminile!

 Alda Merini ha attraversato difficoltà e percorso tunnel per molte di noi inimmaginabili eppure ha trovato la forza di invitarci a sorridere. Sì, un piccolo gesto, come un sorriso, può riscaldare un cuore afflitto, può contagiare di gioia, può accendere la luce a chi vive nel buio della  disperazione del momento, in quanto, come recita  Alda Merini, può diventare il “faro per naviganti sperduti”. 

Sorridi donna
sorridi sempre alla vita
anche se lei non ti sorride.
Sorridi agli amori finiti
sorridi ai tuoi dolori
sorridi comunque.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà
un bacio di mamma,
un battito d’ali,
un raggio di sole per tutti.

Il sorriso, un sorriso, vaccino alla solitudine della pandemia, alla ‘depressione’ del presente!

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