Passando davanti alla casa paterna di un mio amico d’infanzia, all’estero per lavoro da un paio d’anni, ho notato la targa con su scritto il suo nome e il titolo professionale. Un velo di tristezza mi ha pervaso e non ho potuto fare a meno di pensare all’antagonista, meno conosciuto, del diritto ad emigrare: il diritto a non emigrare che dovrebbe essere assicurato ad ogni essere umano. Esso coinvolge il popolo di chi, per vari motivi, non ha mai voluto lasciare il proprio Paese, di chi ha sempre voluto, a tutti i costi, abitare la propria terra, con i propri parenti, continuando a convivere con le proprie origini. In un mondo ideale il diritto dell’uomo di non emigrare avrebbe avuto piena attuazione.
Un mondo perfetto fa in modo che uomini e donne di ogni luogo della terra non siano costretti ad abbandonare la propria casa e le proprie origini alla ricerca di un lavoro e di una vita più dignitosa, fermo restando, ovviamente, il diritto di emigrare per scelta. Ma così non è. Il mondo perfetto non esiste, perciò la gente continua ad emigrare, costretta dalla necessità. E ciò avviene, quasi sempre, dal Sud verso il Nord. Così è sempre stato: una triste verità usata come alibi per non affrontare il problema.
Ma prima di chiedersi il perché di tanta emigrazione, bisogna ripercorrere le origini di tanta miseria e di tante guerre che affliggono quelle regioni del mondo dove cause antiche e recenti convivono e sono, quasi sempre, spiegabili con il colonialismo, apparentemente finito 12, 13 lustri fa. Ne è passato di tempo, tre o quattro generazioni, in cui si sarebbe potuto cambiare tutto e in cui ogni popolo soggiogato avrebbe potuto riscattare la propria sovranità. Invece, le nuove classi dominanti, su tali dipendenze si sono crogiolate.
Soprattutto, bisogna domandarsi perché gran parte della ricchezza continua ad concentrarsi in oligarchici poteri finanziari, mentre il resto dell’umanità si aggrappa a supporti precari, che vanno dal reddito medio alla miseria e, finanche, alla fame. Certo, l’aumento della popolazione mondiale attuale, triplicata rispetto a quella del 1950, fa la sua parte. A tutti bisognerà assicurare un minimo vitale ossia una quantità di risorse tale da rendere la loro vita degna di essere vissuta. Ma questo non si sta verificando: il globalismo economico produce ricchezza spropositata per pochi eletti, per i finanzieri, e tanta povertà per i più. Esattamente il contrario di ciò che sarebbe necessario per garantire la convivenza pacifica. Da qui la ripresa dei flussi migratori.
Il problema si può riassumere in questi termini: assenza di una razionale e controllata politica demografica e di un’equa distribuzione delle risorse prodotte sul Pianeta. Di fronte a tale drammatico scenario, recitando malamente, si commuovono finanche le menti corrotte dei salotti televisivi, i trafficanti di armi, i petrolieri, i banchieri e gli speculatori di ogni razza che, per stare a posto con la coscienza e per combattere le ingiustizie e le disuguaglianze da essi stessi provocate, s’improvvisano filantropi. Sceneggiate a parte, un’azione efficace tesa a rimuovere le vere cause delle migrazioni non sembra convenire a nessuno. Il pensiero commosso, associato al buonismo, confondono, anziché portare ad una lucida e razionale analisi che garantirebbe a tutti il sacrosanto diritto di non-emigrare, di cui nessuno parla.
I filantropi sanno perfettamente che con le guerre arrivano, insieme ai programmi umanitari, anche le trivelle, per l’accaparramento delle risorse esistenti nei Paesi martoriati, dove si è direttamente passati dall’età della pietra a quella del petrolio e dei diamanti. I signori della guerra, filantropi non per passione, continuano ad impadronirsi della terra, dell’acqua, dell’aria, mentre i popoli di questi Paesi non sono padroni nemmeno della loro vita. La loro economia ed il loro futuro dipendono dalle grandi multinazionali occidentali ed ora anche orientali. Cina “comunista” in testa. A queste condizioni ai giovani non resta che emigrare. E per occultare tutto questo sistema, essi sottolineano il “diritto di emigrare” piuttosto che quello, certamente più naturale, di “non emigrare”. Il primo diritto umano che nessuno rispetta.
Viviamo intrappolati in un disordine funzionale creato ad hoc dai potenti che hanno ripensato l’economia e ridisegnato i confini geo-politici globali in loro favore, escludendo da questo progetto la maggior parte degli abitanti del Pianeta o, meglio, includendoli al solo scopo di sfruttarli. E in questa sigillo sovvertente, includente varie forme di belligeranza, come guerre combattute con armi e senza, con tumulti finanziari e con il terrorismo, pure psicologico, l’immigrazione viene usata come elemento fondamentale di questo progetto devastatore. Ed è così che i filantropi lottano, insieme alle sinistre, per difendere la migrazione clandestina, per poi indignarsi per lo sfruttamento dei migranti. Strana combinazione di elementi, strano connubio.
Il nostro Paese esporta giovani qualificati e importa immigrati da sfruttare, da schiavizzare. I Paesi maggiormente colpiti diventano sempre più poveri. Essi rappresentano i nuovi confini, le nuove periferie dei Paesi più potenti, quelli dove si concentrano i ricchi, i quali chiudono entrambi gli occhi per favorirne lo sfruttamento. E, di questo passo, anche L’Italia sarà annoverata tra essi.
L’Italia subisce tutto questo. È, oramai, un Paese “in saldi”, l’ideale per chi vuole investire. Filantropi, arabi, cinesi, tutti alla ricerca del profitto a tutti i costi, senza farsi troppi scrupoli. E la sinistra italiana cos’ha fatto? Per creare le giuste premesse a tali investimenti, era disposta a modificare la Costituzione, considerata inadatta ai tempi (forse troppo democratica) e la legislazione sul lavoro e sulle pensioni, con la comoda scusa dei parametri di bilancio, del Pil, dello spread, ecc.; gli accordi commerciali internazionali a danno delle nostre economie e, perfino, la nostra sovranità statuale e legislativa a favore dell’Unione Europea. Nemmeno i peggiori colonizzatori sono giunti a tanto nelle terre occupate.
Dividi et impera! Di fatto, ai potenti e alla sinistra connivente stanno bene sia il lavoro nero, sia l’evasione fiscale e contributiva, perché solo così si potrà indicare nei nostri poveri vecchi, padri e nonni pensionati, i responsabili della crisi degli istituti previdenziali, i nemici dei giovani. Eh si, campano troppo! Ormai lo si sente dire sempre più spesso. Quindi va innalzata l’età del pensionamento e, se non dovesse bastare, si dovrà spendere di meno nella sanità. Meno medicine e meno assistenza sanitaria. In sostanza, il genere umano deve morire prima e deve lavorare fino alla morte. E poi la sinistra ha la sfacciataggine di parlare di antifascismo. I nazisti al confronto erano dei pivelli!!! È la globalizzazione, si difendono.
La realtà è un’altra: si sta consumando una regressione che mira al totale azzeramento dei diritti sociali democraticamente conquistati negli ultimi sessant’anni e nessuno combatte per salvaguardarli. Quel che è peggio è che il popolo è stato tradito proprio da chi era ideologicamente legittimato a rappresentarlo. Riflettano gli italiani.