Conclusosi il primo giro di consultazioni, il secondo riprenderà lunedì pomeriggio con il gruppo misto della Camera e finirà martedì alle 17 con il Movimento 5 stelle.
Con il “no” di Giorgia Meloni e il sostegno di Pd, Italia Viva e Forza Italia, si comincia a definire il perimetro della maggioranza che potrebbe sostenere Mario Draghi.
I pentastellati hanno già dichiarato che saranno leali con Draghi se ci sarà un suo governo, ma a condizione che si riparta da dove ha lasciato il precedente esecutivo e che il nuovo premier abbia un’ambizione solidale, ambientalista ed europeista. Il movimento non vuole che siano indebolite misure come il reddito di cittadinanza.
Mentre Conte ha dichiarato: “Dobbiamo guardare sempre il bene dell’Italia, quindi nessun rammarico. Vediamo se si creano le condizioni perché il Paese sia messo in sicurezza al più presto”.
La Lega dichiara di non porre alcuna condizione ne su idee, né su persone. Solo una: nessuna tassa e, magari, una pace fiscale per aiutare i cittadini.
Ora tutto il Paese, attende con
ansia che si esprimano i grandi Grillo e Casaleggio.
Grillo ieri mattina è arrivato alla Camera per il vertice M5S che ha preceduto
le consultazioni con il premier incaricato Mario Draghi. Presenti anche Luigi
Di Maio, Davide Casaleggio e il premier uscente Giuseppe Conte e quasi
tutti i ministri M5S chiamati a partecipare al vertice.
“In alto i profili” è il titolo di un post di Beppe Grillo in cui sembra pubblicare una serie di temi cardine da portare al tavolo con Mario Draghi. Tra questi la creazione di “un ministero per la transizione ecologica” al quale affidare la politica energetica e la riduzione alle “società benefit” dell’imposta sul reddito di impresa.
Ma, dopo questa premessa, non posso fare a meno di pensare a cosa ha in mente Draghi. Cosa succederà al nostro Paese con il nuovo presidente del consiglio? Quale linea seguirà? Quella dell’austerità, come fece l’altro illustre tecnico, il secondo dopo Dini? Mi riferisco a Monti, con il suo “governo di impegno nazionale, come lo definì lui stesso, né tecnico, né politico, che per questo riuscì a riscuotere una fiducia in Parlamento senza alcun astenuto e con pochi contrari. Un governo di dotti e professori, giuristi e banchieri, diplomatici, militari e, finanche, magistrati. Il governo in cui il ministro per lo sviluppo economico, Passera, viene sfiduciato per “manifesta incapacità di creare sviluppo” ed il ministro del lavoro, Fornero, viene ricordato come il peggiore di tutti i tempi, grazie alla sua riforma.
Il problema fu l’austerità a cui furono costretti gli italiani. Le aspettative nei confronti di un governo competente, di emergenza come lo definì la stampa internazionale, vennero deluse ed in poco più di un anno il governo Monti fece incetta di proteste, in particolare da parte dei sindacati.
Dobbiamo solo sperare, allora, che quello di Draghi, se riuscirà a comporlo, sarà un governo migliore di quello di Monti, perché, in tutta onestà, in questo particolare periodo storico, già compromesso dalla pandemia, l’Italia non ha bisogno di ulteriori provvedimenti caratterizzati dall’austerità. Tutt’altro. Oggi il tessuto sociale e produttivo del Paese ha bisogno di denaro, soldi.
Draghi ha già dichiarato che è finita l’era dei bonus e su questo possiamo essere d’accordo. Le imprese non vogliono bonus, ma soldi. Soldi da investire, sgravi fiscali e contributivi, tassi più bassi sui prestiti e pressione fiscale più bassa. Non dovrebbe essere difficile per un tecnico. Vedremo.