Elly Schlein, Classe 1985, nata a Lugano, tripla cittadinanza (italiana, statunitense e svizzera), figlia di professori universitari, sorella di una diplomatica e di un matematico, borghese progressista, a differenza di Giorgia Meloni, vissuta in un ambiente agiato, intellettuale e cosmopolita. Lei stessa si definisce l’anti-Meloni, forse proprio perché la Meloni viene dalla Garbatella, mentre lei, eroina dei diritti sociali e dell’egualitarismo, proviene da ambienti “top class”.
Da sempre in formazioni di Centrosinistra e di sinistra (sostenne il movimento “Occupy Pd” contro i 101 deputati democratici che tradirono Prodi). Dopo essersi impegnata in America nella campagna a sostegno di Obama, è stata europarlamentare dal 2014 al 2019. Poi è stata eletta Consigliere regionale in Emilia Romagna diventando vicepresidente con delega al Welfare. Alle elezioni politiche di ottobre è stata eletta deputata come indipendente nella lista Pd-Italia democratica e progressista. Il mese scorso ha vinto le primarie del Pd, circa 80 mila voti di scarto rispetto al “favorito” Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna. Secondo un sondaggio diffuso nel programma di Bruno Vespa, la Schlein ha vinto su Bonaccini grazie agli elettori del Movimento 5 Stelle. Ma, pare, dietro di lei non c’è stato solo il Movimento, poiché Elly era sponsorizzata da molti capicorrente del Partito democratico, speranzosi, probabilmente, “che tutto cambiasse perché tutto rimanesse come prima”: da Franceschini, a Zingaretti, da Cuperlo, a Bersani. Anche Romano Prodi, l’ha supportata con entusiasmo, ricambiando il favore ricevuto ai tempi di “Occupy Pd”. Speriamo che non debbano pentirsene. Oggi la neo segretaria, che vuole un “Pd unito e plurale”, ha già dichiarato più volte che “libererà spazio perché possano prenderselo giovani e donne”. Ma al suo fianco ci sarà il non più tanto giovane Zan. Per i capigruppo al senato e alla camera si vedrà. Aspettiamo.
Quanto al programma, se non rinnegherà quanto enunciato in vista delle primarie, la Schlein si batterà per reintrodurre a pieno titolo il reddito di cittadinanza, restituire maggiore dignità e diritti ai lavoratori, migliorare le condizioni economiche dei docenti (bella mossa), storico serbatoio di voti del Pd. Inoltre si batterà per attuare la lotta all’evasione fiscale per un “fisco più equo ed efficiente”, rafforzare l’opzione donna per le pensioni, applicare la legge sullo ius soli e cancellare la Bossi-Fini. Temi non lontani dalle istanze dei cattolici di sinistra.
Sui diritti individuali invece la musica cambia. Nel suo programma si parla della legge sull’aborto (la neosegretaria intende garantire un presidio di medici abortisti negli ospedali dove si verifica l’obiezione di coscienza e l’accesso gratis alla pillola abortiva), di una legge che contempla la possibilità di adottare un figlio da parte delle coppie gay, del matrimonio aperto, del pieno riconoscimento dei diritti delle famiglie omogenitoriali, della legalizzazione della cannabis, di una legge sull’eutanasia, persino di una legge sull’utero in affitto. Ma i cattolici, che fine faranno? Elly è un concentrato di radicalismo: da quello dei radicali, a quello della sinistra radicale e dei pentastellati. Dunque, il Pd lascia il centro per spostarsi più a sinistra e formare un asse con i 5 Stelle a scapito dei moderati di sinistra. La prima a gioire di tutto ciò è stata Italia viva di Renzi e Calenda, anche se non è certo che i voti li prenderanno loro, anzi, tutt’altro, il rischio che vadano agli “astenuti” è davvero reale. E i cattolici, per tornare alla domanda iniziale? C’è ancora spazio per loro? Il primo a dire di no è stato il cattolico Fioroni, l’ex ministro dell’Istruzione, che ha fatto le valigie e se n’è andato in men che non si dica. Ad oggi non si registrano altre defezioni né rotture. Tra gli esponenti cattolici (eredi di Sturzo, De Gasperi e della Dc Morotea) si registra un forte e silente imbarazzo. Quanto agli elettori, è ancora troppo presto per parlarne. Forse la Schlein cercherà di mediare tutte le posizioni in campo, compresa quella dei cattolici. Oppure, semplicemente, andrà avanti fino in fondo, conclamando l’irrilevanza del cattolico (di sinistra) in politica.